sasso
s. m. [lat. saxum]. – 1. a. Roccia compatta, materia pietrosa: le fondamenta della casa poggiano sul s.; una grotta scavata nel s.; è un terreno povero: affondando la zappa si trova subito il sasso. b. In senso fig., con allusione alla durezza e insensibilità del sasso: essere duro come un s., essere un s.; essere di s., essere insensibile, e più com. non essere di s., essere di carne e ossa, e quindi soggetto al richiamo dei sensi, alle tentazioni, oppure disposto a sentimenti di pietà; avere il cuore di s., essere crudele, spietato; restare di s., restare attonito, senza parole per lo stupore, per la paura o l’orrore. Nel linguaggio poet., come simbolo di durezza e impassibilità: Fatta ella allor più gaia nel sembiante, Balenò intorno uno splendor vermiglio Da fare un s. divenire amante (Poliziano); Nobil plettro che molce Il duro s. dell’umana mente (Parini). 2. Con senso più determinato: a. Rupe; parete rocciosa, scoscesa e nuda, di un monte, e il monte stesso, quando si presenta roccioso, rupestre: ivi eran persone Che si stavano a l’ombra dietro al s. (Dante); Nel crudo s. intra Tevero e Arno Da Cristo prese l’ultimo sigillo (Dante), sul monte della Verna, dove s. Francesco ricevette le stimmate; salvianci [= salviamoci] al s. in vetta (Parini), in cima al monte. Frequente in questo sign. come toponimo, sia di vette di montagna o comunque di rilievi (per es., Sassolungo, Sasso di Stria, nelle Dolomiti, il Gran Sasso d’Italia, nell’Appennino centrale), sia di paesi sorti in zone montuose o rupestri (per es., Sasso, in provincia di Roma, Sasso Marconi, in provincia di Bologna); con sign. più partic., i Sassi di Matera, complesso di abitazioni semi-trogloditiche (ma abitate normalmente fino agli anni ’50 del Novecento), scavate a successivi ripiani nella rupe calcarea, per lo più con una sola facciata, situato nel nucleo più antico della città. b. Grande blocco di roccia; masso, macigno di dimensioni più o meno grandi: far rotolare un s. giù per la discesa; dal fianco della montagna sono caduti molti s.; lo avevano scherzosamente minacciato di mettergli un s. al collo e di gettarlo nel fiume; Siede in un freddo s. a piè d’un acero (Poliziano); desiderio arei [= avrei] che questi signori Medici mi cominciassino adoperare, se dovessino cominciare a farmi voltolare un s. (Machiavelli). c. Più comunem., piccolo frammento di pietra, ciottolo: una strada piena di sassi; scagliare un s.; a un tiro di sasso, a una distanza molto breve (abito qui vicino, a un tiro di s.); sasso in bocca!, esortazione minacciosa a non parlare, a non rivelare ciò che si sa, secondo la feroce usanza mafiosa di mettere un sasso in bocca, dopo averla uccisa, alla persona che ha fatto la spia. Locuz. proverbiali: tirare (o scagliare, gettare) il s. e nascondere la mano, offendere, fare del male restando nascosti, agire ipocritamente; tirare sassi in colombaia (o in piccionaia), parlare o comportarsi in modo tale da recare danno a sé e ai proprî amici; far piangere i s., fare pietà ai s., fare compassione ai s., con riferimento a cose molto tristi, che destino compassione e commozione, o anche, più spesso, a cose e situazioni, o lavori, produzioni che risultino ridicolmente penose: il suo contegno faceva pietà ai s.; una compagnia drammatica che fa letteralmente piangere i sassi. 3. letter. Pietra lavorata, incisa, e in partic. pietra tombale, sepolcro: Ite, rime dolenti, al duro sasso Che ’l mio caro tesoro in terra asconde (Petrarca); Non sempre i s. sepolcrali a’ templi Fean pavimento (Foscolo); o, anche, monumento marmoreo: non sorgea dentro a tue mura un sasso, Firenze, a quello [Dante] per la cui virtude Tutto il mondo t’onora (Leopardi). ◆ Dim. sassétto, sassettino, sassolino (v. sassolino1); accr. sassóne; pegg. sassàccio.