saturo
sàturo agg. [dal lat. satur -ŭra -ŭrum «sazio, pieno», della stessa radice di satis «abbastanza»]. – 1. ant. o letter. Sazio: qual saturo augel che non si cali Ove il cibo mostrando altri l’invita (T. Tasso). 2. Nel linguaggio scient. e tecn., detto della condizione in cui vengono a trovarsi una sostanza, un sistema materiale, un corpo, in relazione a una particolare grandezza che li caratterizza, quando tale grandezza ha raggiunto, al variare di un’altra grandezza da cui dipende, il valore maggiore possibile, che non viene cioè superato anche se la grandezza da cui dipende continua ulteriormente a variare nella stessa direzione: soluzione s. (a una certa temperatura), soluzione la cui concentrazione in un determinato soluto, avendo raggiunto il massimo valore possibile (valore di saturazione a quella temperatura), è tale che non si può sciogliere in essa un’ulteriore quantità di soluto; analogam., vapore s., in equilibrio con la fase liquida; aria s. di umidità, quella cui corrisponde il massimo valore possibile dell’umidità assoluta, superato il quale il vapore acqueo inizia a condensarsi; per ulteriore estens., sostanza magneticamente s., che si trova in condizioni di saturazione magnetica, in cui cioè l’intensità di magnetizzazione ha il massimo valore possibile. Analogamente, colore s., colore puro, denso, non mescolato al bianco. Con sign. partic., in chimica, di composto organico (per es., un idrocarburo), nel quale gli atomi di carbonio sono uniti fra loro con legami semplici. 3. In usi estens. e fig. (sempre seguito da una specificazione), pieno o riempito al massimo, tanto da non sopportare ulteriori aggiunte: la grotta era s. di umidità; l’atmosfera è s. di elettricità (anche in senso fig., con allusione al nervosismo, alla tensione che regnano in un ambiente); il suo organismo è s. di medicine; il mercato è ormai s. di questo prodotto; avevo il cervello s. di date e di nomi; aveva la testa s. di nozioni.