sbiadire
v. intr. e tr. [der. dell’agg. biado, forma ant. di biavo (v.) «azzurro chiaro», col pref. s- (nel sign. 4)] (io sbiadisco, tu sbiadisci, ecc.). – 1. intr. (aus. avere o essere) a. Perdere la vivacità o l’intensità del colore, assumere una tonalità più chiara, più smorta e indecisa: l’azzurro è bello ma delicato, sbiadisce subito; non stendere la camicetta al sole, se no sbiadisce; anche con la particella pron.: la tovaglia si è un po’ sbiadita. b. In senso fig., attenuarsi, diventare vago e nebuloso: il ricordo del loro amore è ormai sbiadito; meno com. con la particella pron.: tutto si sbiadiva, diventava semplice, comune, quasi volgare (De Roberto). 2. tr. Far perdere la vivezza, la lucentezza del colore, rendere di tonalità più incerta e più chiara: la luce troppo viva sbiadisce le tinte; una vecchia fotografia che il tempo ha sbiadito; anche in senso fig.: gli anni hanno sbiadito i nostri ricordi. ◆ Part. pass. e agg. sbiadito (v. la voce).