sboccare
v. intr. e tr. [der. di bocca, col pref. s- (nel sign. 5 e, per singole accezioni, nel sign. 2 e 3)] (io sbócco, tu sbócchi, ecc.). – 1. intr. (aus. essere) a. Passare da un luogo o da un percorso stretto, coperto a un luogo aperto: il passaggio sotterraneo sbocca al di là del muro di cinta del castello. b. Con riferimento a corsi d’acqua, spec. fiumi e canali, sfociare, gettarsi nel mare, in laghi o in un altro fiume: l’Arno sbocca nel Tirreno presso Pisa; il Naviglio sbocca nel Ticino. Talora anche con il sign. meno proprio di straripare: E Xanto da’ cadaveri impedito Sboccò ne’ campi, e deviò dal mare (Caro). c. Per estens., di strade, andare a finire, aver termine in una strada più larga o in una piazza: via del Gesù sbocca in Corso Vittorio Emanuele. d. Con riferimento a persone o a gruppi di persone, arrivare a un luogo dopo aver seguito un determinato percorso: vada sempre dritto e sboccherà di fronte alla stazione; [i soldati] entrarono e si sparsero nella Valsassina, da dove sboccarono nel territorio di Lecco (Manzoni). e. In senso fig., andare a finire, concludersi in un determinato modo: il malcontento, alla fine, sboccò in manifestazioni di protesta; un’iniziativa politica che movesse dalle campagne sboccherebbe in un tumulto reazionario (Gobetti). Non com., prorompere, sbottare: all’improvviso sboccò in furiose ingiurie e maledizioni. 2. tr. a. Far sfociare un corso d’acqua; far riversare acque: Cornelio riferisce essere venuti oratori Florentini ... a pregare che l’acque delle Chiane non fossero sopra il loro paese sboccate (Machiavelli). b. Far uscire, con rapido movimento, quel po’ di vino che è all’imboccatura di fiaschi e bottiglie per far uscire il leggero strato di olio messovi per la conservazione. c. Rompere, sbeccare all’orlo un fiasco, o un recipiente di vetro o di terracotta. d. Deformare con il cacciavite il taglio della testa di una vite, così da renderla inutilizzabile.