sbrigare
v. tr. e rifl. [der. di briga, col pref. s- (nel sign. 4)] (io sbrigo, tu sbrighi, ecc.). – 1. tr. a. Eseguire e portare a termine un lavoro; espletare un incarico o un’incombenza in un tempo piuttosto breve: sbrigo le faccende di casa e ti raggiungo subito; non posso uscire stasera: ho da s. un lavoro urgente; s. una pratica, evaderla; s. la posta, leggere la corrispondenza ricevuta per darle risposta, o anche smistarla agli uffici e ai funzionarî competenti perché venga evasa. b. Per estens., congedare una persona dopo aver soddisfatto all’impegno che si aveva con essa: sbrigo in pochi minuti questo cliente e sono da te; all’esame di latino mi hanno sbrigato con poche domande; il dottore deve ancora s. tre o quattro malati; meno com., liberare qualcuno da una persona poco gradita: il conte Attilio partì immediatamente, animando il cugino a persister nell’impresa, a spuntar l’impegno, e promettendogli che, dal canto suo, metterebbe subito mano a sbrigarlo dal frate (Manzoni). c. Con la particella pron. unita al pronome la indeterminato, assolvere a un impegno, disimpegnarsi: tu continua pure a lavorare, con questi signori me la sbrigo io; anche assol.: me la sbrigo subito; con sign. più generico, risolvere una situazione, trarsi dai pasticci: hai voluto sposarlo? adesso sbrigatela da sola. 2. rifl. a. Liberarsi di qualcuno o di qualcosa: sbrigarsi di un seccatore, di un fastidio; Sbrigossi da la donna il mago allora, Come fa spesso il tordo da la ragna (Ariosto). b. Fare presto, finire, concludere in fretta: sbrìgati a rispondere; sbrigatevi con quelle valigie, altrimenti perdiamo il treno; anche assol.: sbrighiamoci, siamo già in ritardo.