scafandro
s. m. [dal fr. scaphandre, comp. del gr. σκάϕη «barca, galleggiante» e ἀνήρ ἀνδρός «uomo», che designò dapprima una cintura di salvataggio di sughero]. – 1. In marina: a. L’apparecchio e l’insieme degli indumenti impermeabili di vario tipo usati dai palombari per immergersi a lavorare sott’acqua; si distinguono essenzialmente in: s. flessibili, in tessuto gommato impermeabile ed elmo metallico, per bassi fondali (fino a 80 metri), e s. rigidi, in metallo, con giunti articolati per il movimento degli arti, per alti fondali (fino a circa 250 metri). S. con cappuccio, tipo praticamente ridotto a un camiciotto impermeabile con maschera e boccaglio collegato a un autorespiratore, usato inizialmente per lavori a piccole profondità e per il salvataggio degli equipaggi dei sommergibili sinistrati, poi impiegato anche, nella sua più moderna evoluzione (muta da sommozzatore), per attività subacquee di ricerca, esplorazione e pesca. b. Nella costruzione navale, piccolo veliero, munito o no di motore ausiliario, che, nella pesca delle spugne, porta il palombaro sul posto del lavoro e gli serve da guida durante l’immersione, e sul quale è installata la sua pompa pneumatica. 2. Per estens., in aeronautica e in astronautica, il particolare equipaggiamento protettivo personale per il volo alle quote elevate e nello spazio, oltre che per la permanenza su corpi privi di un’atmosfera simile a quella terrestre (più comunem. detto tuta e tuta spaziale).