scala
s. f. [lat. tardo scala -ae (nel lat. class. soltanto al plur., scalae -arum), der. di scandĕre «salire»]. – 1. Termine generico per indicare varî tipi di strutture fisse o mobili, a scalini o a pioli, che consentono alle persone di superare agevolmente un dislivello, salendo o scendendo a piedi. a. Come struttura fissa, è parte integrante dei fabbricati a varî piani, costituita da una serie di gradini (nei quali l’altezza viene definita alzata e la profondità pedata) disposti secondo un piano inclinato; può essere continua o intrammezzata da ripiani (pianerottoli), da cui risulta divisa in più capi (o rampe); è sostenuta, in genere, da una gabbia formata da muri portanti o da travi inclinate (a ginocchio) e pilastri, che circoscrivono lo spazio in cui è inserita; nel tipo più comune di scala a più rampe la gabbia è a pianta rettangolare (meno spesso poligonale o a lati curvi) e le rampe danno luogo a uno spazio centrale (tromba o pozzo) vuoto; quando le rampe per ciascun piano sono solo due, la tromba si riduce a uno spazio allungato e stretto nel quale può trovare posto una muratura (anima): in questo caso i gradini possono essere appoggiati da un lato all’anima e dall’altro ai muri perimetrali (s. appoggiata); negli altri casi, peraltro più frequenti, i gradini sono incastrati nei muri o nelle travi a ginocchio perimetrali e sporgono a sbalzo verso l’interno della tromba (s. a sbalzo); s. a volta, quella le cui rampe sono sostenute da volte rampanti a doppia curvatura, usata largamente fino all’introduzione del ferro nell’edilizia; s. esterna, interna; s. principale (in palazzi signorili detta s. regia); s. di servizio; s. a rampe; s. a chiocciola (v. chiocciola); s. ripida, erta, comoda, agevole; spesso al plur., l’insieme di più rampe: salire, scendere le s., fam. fare le s. (ha il fiatone perché ha fatto le s. di corsa); ruzzolare dalle s.; cadere per le s.; salire le s. di qualcuno, in senso fig., ant., ossequiarlo, eseguirne gli ordini, essere comunque in una posizione di dipendenza: Tu proverai sì come sa di sale Lo pane altrui, e come è duro calle Lo scendere e ’l salir per l’altrui scale (Dante); non salirò più queste s., per indicare il proposito di rompere i rapporti con qualcuno, di smettere di essergli amico. b. Analoga struttura a carattere monumentale, esterna a edifici, o congiungente strade o piazzali posti a diverse altezze (in questo senso, spesso scalinata o scalea). c. Apparecchio di legno o di metallo che può essere spostato a piacere (s. portatile, o s. a pioli), formato di due montanti paralleli portanti trasversalmente dei pioli, che, situati a determinata distanza l’uno dall’altro, servono da scalini; se fornita di altri due montanti, articolati con i primi a cerniera nella parte superiore, è detta s. a libretto (v. libretto, n. 1 c). Funzionamento simile ha la s. di corda, formata da due cavi con gradini per lo più di legno, usata spec. in marina (dov’è detta anche s. volante, s. a tarozzi, biscaglina) e talvolta, in esemplari per lo più di piccole dimensioni, anche nell’alpinismo (dove è allora detta staffa) come mezzo artificiale di progressione in passaggi di massima difficoltà. d. Tipi particolari: scale dei barcarizzi, quelle esterne ai due lati della nave, che portano dal pelo dell’acqua al ponte di coperta, congegnate in modo da poter essere alzate, abbassate e assicurate solidamente al fianco della nave in navigazione (quella situata a poppa, sul lato dritto, ancora oggi detta scala reale, è usata solo dal comandante e dalle autorità in visita a bordo); s. da combattimento, quella i cui scalini sono costituiti da barre di ferro fissate sul fasciame esterno di unità militari; scale di sicurezza, quelle che si dispongono negli edifici, spec. se soggetti a notevole affluenza e permanenza di pubblico (sale da spettacolo, cinema, grandi magazzini, ecc.), per facilitare l’uscita in caso di incendio; s. Porta (o s. aerea), così detta dal nome dell’ideatore (il meccanico Paolo Porta), è propriam. una scala retrattile, costituita da varî tronchi che si sfilano successivamente disponendosi uno di seguito all’altro in modo da raggiungere altezze notevoli; spesso montata su autocarro (autoscala), sostenuta da sostegno girevole in modo da poter essere disposta in varie direzioni, è usata in azioni antincendio e di salvataggio dai vigili del fuoco, per manutenzione di linee aeree, ecc.; s. romana, tipo di scala portatile di legno, a pioli, composta di più elementi formati in modo tale che l’estremità inferiore di uno possa incastrarsi nell’estremità superiore dell’altro: opportunamente controventata con funi tenute a mano, permette di raggiungere punti isolati a notevole altezza, ed è usata dai vigili del fuoco, elettricisti, ecc. e. S. mobile, struttura complessa a traliccio portante appoggiata ai pianerottoli, nella quale sono sistemate sui due lati due catene tipo Galle (v. catena, n. 1 c) mosse, tramite ruote dentate, da un motore elettrico, le quali trascinano i gradini (articolati e mobili) e i corrimani scorrevoli con movimento ad anello chiuso, con velocità di 0,4-0,5 m/s; è adibita al trasporto di persone da un piano all’altro nelle metropolitane, nei grandi magazzini, ecc. Per gli usi fig. dell’espressione s. mobile (che sono indipendenti da quello prec.), v. più avanti, al n. 8. f. S. idraulica, apparecchio elevatore (detto anche idroscala o piattaforma di lavoro) costituito da una piattaforma che viene sollevata da un sistema elevatore a tubi telescopici verticali azionati idraulicamente; può essere trasportabile a mano oppure montata su apposito automezzo (formando con questo il complesso chiamato autoscala). g. Nel teatro greco antico, s. di Caronte, il meccanismo che serviva agli attori, nella finzione scenica, per discendere sotto terra. h. In usi fig., come termine di paragone per indicare l’agevolezza del salire: Tra Lerice e Turbìa, la più diserta, La più rotta ruina è una scala, Verso di quella, agevole e aperta (Dante); anche, ciò che costituisce un mezzo di elevazione spirituale: le cose mortali, Che son s. al fattor, chi ben l’estima (Petrarca), con riferimento a ciò per cui si ascende alla conoscenza di Dio. Termine di paragone è anche nel prov. fam. (ma largamente citato già in testi antichi: s. Bernardino, Pulci, Serdonati, ecc.) il mondo è fatto a scale, chi le scende e chi le sale, allusione alla varietà e mutevolezza delle sorti e delle condizioni umane. i. In araldica, la scala è segno frequente negli scudi, posta in palo, in banda, appoggiata, attraversante, inchiodata, sostenuta, ecc.; è in partic. emblema della famiglia dei signori Della Scala o Scaligeri di Verona. 2. Comune la locuz. avv. a scala, per indicare disposizione o passaggio graduale in ordine crescente o decrescente di altezza e, per estens., di età, di valore, ecc.: mettere, disporre a s.; ha quattro figli, tutti a s., di 12, 10, 8 e 6 anni; o l’aspetto di una superficie che non proceda con continuità regolare ma si presenti come una serie di gradini: capelli tagliati a scala, con una sfumatura non bene graduata. Con sign. analogo è usata anche la locuz. in scala per indicare disposizione con passaggio graduale crescente o decrescente: gli alunni si sono messi in scala, per ordine di altezza; una serie di volumi di varia grandezza, collocati tutti in scala. 3. Usi estens. o analogici: a. S. di monta, dispositivo costruito lungo il corso di un fiume o di un torrente, in corrispondenza di ostacoli naturali o artificiali, per ridurre la velocità della corrente e consentire ai pesci migratori di superare gli ostacoli stessi. b. Denominazione (anche scala svedese) di un attrezzo ginnico di forma simile a una scala a pioli: s. ortopedica, diritta o ricurva, disposta verticalmente o variamente inclinata rispetto al suolo, attraversata per tutta la sua lunghezza da una sottile tavola posta al centro, usata per esercizî correttivi della colonna vertebrale e delle spalle; s. orizzontale, disposta orizzontalmente o obliquamente rispetto al suolo e sostenuta alle due estremità da appositi sostegni graduabili in altezza, usata per eseguire esercizî in sospensione con passaggi da un piolo all’altro, in avanti e all’indietro, anche con rotazione del corpo. c. In anatomia, nome dato, per somiglianza morfologica con la scala a chiocciola, a due canali spiralati (detti, rispettivam., il superiore s. timpanica e l’inferiore s. vestibolare), in cui si suddivide lo spazio perilinfatico dell’orecchio interno, con l’estendersi del dotto cocleare nel labirinto osseo. 4. In molteplici usi fig., serie di elementi omogenei, materiali e concreti, o più spesso astratti, che si susseguono secondo un ordine progressivo, stabilito in base a criterî diversi, di grandezza, d’importanza, di complessità, di difficoltà, ecc. Così, per es., si parla di una s. di colori, con passaggio dal colore più chiaro al più scuro (ciascuno con gradazioni di tonalità all’interno del colore stesso), o da quello a lunghezza d’onda inferiore (violetto) a quello a lunghezza d’onda superiore (rosso); di una s. dei grigi, a proposito di una carta o pellicola che riporta una serie di gradazioni di grigio dal bianco al nero, utilizzata come riferimento per valutare l’esattezza della riproduzione dei toni da parte di una pellicola fotografica in determinate condizioni di esposizione e di sviluppo; di una s. di valori, variamente intesa a seconda degli oggetti che si vogliono valutare e dei criterî di valutazione adottati; in economia, è stabilita una s. dei bisogni, graduati secondo la maggiore o minore intensità e urgenza con cui sono contemporaneamente avvertiti da un soggetto economico. In alpinismo, si definisce s. delle difficoltà (o semplicem. scala) ogni sistema di classificazione convenzionale adottato per valutare le difficoltà di un’ascensione e che può far riferimento ai singoli passaggi dell’itinerario in questione oppure all’itinerario nel suo insieme (in base cioè alla sua lunghezza, all’esposizione, alla qualità della roccia, ecc., o, nel caso dello sci-alpinismo, in base alla capacità tecnica dello sciatore). In partic., per la valutazione dei singoli passaggi: in arrampicata libera, s. Welzenbach, introdotta nel 1925, articolata in sei gradi, rappresentati con numeri romani, ciascuno dei quali a sua volta ulteriormente suddivisibile in inferiore, indicato col segno - (per es., I-) e superiore, indicato col segno + (per es., IV+); s. UIAA (Unione Internazionale Associazioni Alpinistiche), derivata dalla precedente con l’aggiunta, ufficialmente, di un settimo grado oltre il quale ha inizio l’arrampicata estrema moderna, giunta al limite del decimo grado; in arrampicata artificiale le valutazioni sono espresse da numeri arabi preceduti dalla lettera A (A0, A1, A2, ecc.). Per le valutazioni d’insieme della via, la cosiddetta s. francese (adottata anche in Italia) si compone di sette sigle corrispondenti ad altrettanti livelli di difficoltà (F = facile, PD = poco difficile, AD = abbastanza difficile, D = difficile, TD = molto difficile, ED = estremamente difficile, EX = eccezionalmente difficile); nello sci-alpinismo, s. Blachère, articolata in tre livelli. In geologia, si denomina s. dei tempi geologici o s. geocronologica la suddivisione della cronologia basata su datazioni assolute (v. geocronologico); in mineralogia, la durezza dei minerali è misurata secondo la cosiddetta s. di Mohs (v. durezza); in sismologia, l’entità dei fenomeni sismici è attualmente misurata secondo la s. delle magnitudo o s. di Richter (v. magnitudo), che ha sostituito la s. Mercalli e altre scale empiriche. In meteorologia, s. del vento, o s. (di) Beaufort, scala per la misura dell’intensità del vento proposta nel 1860 dall’ammiraglio Sir F. Beaufort e adottata internazionalmente dal 1926, in cui l’intensità del vento è classificata in 12 «gradi», corrispondenti a determinate velocità cui sono attribuite denominazioni diverse che vanno dalla «calma» all’«uragano»; s. marina internazionale, o s. Douglas, quella che descrive lo stato del mare (v. mare, n. 1 c), graduata da 0 (calmo) a 9 (tempestoso). In colorimetria, s. di Forel, scala colorimetrica convenzionale introdotta dal geologo francese F.-A. Forel (1841-1912) per la colorazione delle acque, spec. di quelle lacustri: consta di dieci termini ai quali corrispondono colori che variano progressivamente dal giallo al verde, all’azzurro. Sign. più specifici vengono sviluppati singolarmente nei numeri che seguono. 5. In varî giochi di carte, sequenza di più carte in ordine progressivo, che a seconda dei casi possono essere di seme diverso, oppure di uguale seme, come per es. la scala reale nel poker. 6. In musica, la successione ordinata di un certo numero di suoni che dividono l’ottava in altrettante parti, posta come base di un sistema musicale (è detta anche gamma); nel sistema temperato occidentale, a partire dalla fine del secolo 17°, l’ottava è stata divisa in dodici semitoni uguali che danno luogo alla scala cromatica; a partire da ciascuno dei dodici suoni si formano due tipi di scale diatoniche procedenti per toni e semitoni, la scala di modo maggiore (o scala maggiore) e la scala di modo minore (o scala minore), formate da sette suoni a distanza prestabilita, con la ripetizione del primo suono alla fine; in partic. la scala di do maggiore, fondata sulla tonica do si sviluppa così: do-re-mi-fa-sol-la-si-do; nella scala maggiore gli intervalli tra le note sono sempre di seconda maggiore (cioè un tono), tranne che fra il terzo e quarto suono (mi-fa) e fra il settimo e l’ottavo (si-do), dove l’intervallo è di seconda minore (cioè un semitono). La scala minore comincia a partire dalla nota posta una terza minore sotto alla tonica della scala maggiore di cui è relativa (quindi la rispetto a do), dando luogo alla scala di la minore, che possiede le stesse note di quella di do maggiore, ma iniziando da la: cioè la-si-do-re-mi-fa-sol-la, con intervalli di seconda maggiore tra le note, tranne che tra il secondo e terzo suono (si-do) e tra il quinto e il sesto (mi-fa), dove vi è un semitono. Questa scala, denominata scala minore naturale, mancando della sensibile (v.), cioè del settimo grado posto a distanza di un semitono dalla tonica (dato che tra sol e la vi è un tono), non possiede quella caratteristica tendenza risolutiva tipica della scala maggiore. Si è quindi provveduto in seguito, nella pratica musicale, ad alterare in senso ascendente il settimo grado (sol diventa sol diesis, ricreando la sensibile), dando luogo alla scala minore armonica: la-si-do-re-mi-fa-sol diesis-la. In questa scala però si viene a formare l’intervallo di seconda aumentata tra fa e sol diesis, particolarmente scomodo per l’intonazione; si è provveduto quindi ad alterare in senso ascendente anche il fa, dando origine alla scala minore melodica la-si-do-re-mi-fa diesis-sol diesis-la, mentre discendendo la scala ritornava alla conformazione originaria naturale, cioè senza alterazioni. Nel linguaggio com., fare le s., eseguirle per esercizio su uno strumento. 7. a. Nel disegno e nella cartografia, s. di riduzione, il rapporto numerico fra le distanze misurate sulla carta e quelle reali, che si esprime con una frazione che ha per numeratore l’unità; pertanto il denominatore è il numero per il quale bisogna moltiplicare le distanze misurate sulla carta per avere la corrispondente lunghezza sul suolo: così, per es., scala 1/100.000 o 1:100.000 (da leggersi: scala di uno a centomila) significa che una unità di misura lineare sulla carta (per es., 1 cm) corrisponde a 100.000 unità sul suolo (cioè a 1 km); il rapporto può essere anche espresso con la s. grafica, costituita da un segmento diviso in più parti con a fianco le indicazioni delle corrispondenti lunghezze reali. Nel metodo delle proiezioni quotate, s. di pendio, la retta graduata che rappresenta un piano, nel senso che è la proiezione ortogonale sul quadro di una linea di massima pendenza del piano. b. In senso fig. (derivante dall’uso cartografico), proporzione, misura, nelle espressioni su larga s., su vasta s., in grandi proporzioni (tentare un esperimento su vasta s.); in piccola s., su s. ridotta, in proporzioni modeste; su s. nazionale, nell’ambito delle dimensioni di una nazione (su s. nazionale la ditta è la più importante del settore); su s. mondiale, con riferimento a ciò che interessa il mondo intero, e quindi ha proporzioni vastissime e considerevole importanza (intraprendere un’attività su s. mondiale); analogam., avviare una produzione su s. industriale, in forma e con proporzioni industriali (non cioè artigianali, di piccola impresa, o sim.). Nel linguaggio econ., economie di scala (o di dimensione), quelle realizzabili nella produzione su vasta scala, e quindi soltanto dalle grandi imprese, per ragioni organizzative e tecnologiche; fanno loro riscontro le diseconomie di scala, ossia le difficoltà crescenti di organizzazione e di amministrazione collegate con l’aumento delle dimensioni delle imprese. 8. fig. S. mobile, espressione (esemplata sull’ingl. sliding scale e sul fr. échelle mobile) usata nel linguaggio econ. con più accezioni. Indicò dapprima, nel sec. 19°, un sistema di dazio sui grani che variava con il variare del prezzo di questo, nel senso che il dazio di importazione aumentava con il diminuire del prezzo, e al contrario il dazio di esportazione aumentava con il salire del prezzo, e ciò per assicurare l’approvvigionamento del prodotto e proteggere l’agricoltura dalla concorrenza estera. Successivamente l’espressione fu riferita alle variazioni cui erano soggetti i salarî dei lavoratori in proporzione al variare del costo delle materie prime necessarie alla produzione, spec. nel settore minerario e metallurgico. Solo più tardi, e in partic. dopo la seconda guerra mondiale, essa ha assunto il sign. di meccanismo di adeguamento dei salarî e degli stipendî al costo della vita, noto anche col nome di indicizzazione. 9. In matematica, s. graduata, ente a una dimensione, di solito una retta, sul quale è distribuita una graduazione, cioè un sistema di ascisse. Così, per es., s. metrica è una retta su cui gli intervalli tra le graduazioni 0, 1, 2, ... sono uguali a un medesimo segmento u, quelle tra 1, 1,1, 1,2, ... a u/10, ecc. Più in generale, s. funzionale della funzione f(x), scala che si ottiene su una retta r fissando su essa preventivamente una scala metrica e associando poi ai punti di ascissa cartesiana 1, 2, 3, ecc., i valori f(1) e rispettivam. f(2), f(3), ecc. 10. In fisica: a. Con sign. concr., la parte degli strumenti di misurazione sulla quale si effettua la lettura dei valori della grandezza da misurare: negli strumenti analogici è costituita per lo più da una scala graduata, negli strumenti digitali da display luminosi che visualizzano i valori numerici della grandezza in questione; fondo s., il valore estremo che può essere letto su una determinata scala: solitamente lo strumento continua a indicare tale valore anche quando la grandezza da misurare ha un valore maggiore di esso; cambiare fondo s., modificare con opportuni dispositivi la risposta, ossia la portata, dello strumento in modo da far corrispondere al fondo scala valori diversi (solitamente per multipli di dieci) della grandezza da misurare: in tal caso, se la lettura numerica non viene automaticamente variata dal dispositivo, il valore della grandezza si ottiene moltiplicando il valore letto per l’opportuno fattore di scala; in partic., nei radioricevitori, s. di sintonia, la scala graduata su cui si legge la frequenza (in kHz o MHz) o la lunghezza d’onda (in metri) sulla quale il ricevitore è accordato, indicata da un indice solidale col comando di sintonia; nei ricevitori radiofonici, s. parlante, scala, ora non più in uso, che riportava anche i nomi delle più importanti stazioni di radiodiffusione. b. Nella rappresentazione grafica degli andamenti delle grandezze fisiche, la graduazione del sistema di coordinate: s. lineare, s. logaritmica, doppia s. logaritmica (v. logaritmico), s. delle lunghezze in centimetri, s. dei tempi in secondi, s. termometrica (in gradi Celsius – o centigradi –, Fahrenheit, Kelvin: v. termometrico), ecc. c. In senso fig., l’ordine di grandezza delle dimensioni che caratterizzano i diversi sistemi fisici: fenomeni su s. astronomica, macroscopica, microscopica, atomica, ecc.; proprietà di s., quelle riscontrabili nell’andamento di determinati processi fisici al variare della scala dei parametri che li caratterizzano; effetto di s., l’eventuale diversità tra i valori unitarî che una grandezza fisica assume in sistemi materiali simili ma di dimensioni diverse, o (nella teoria dei modelli) la differenza qualitativa tra lo sviluppo di un fenomeno in un sistema e nel suo modello in scala ridotta; leggi di s., quelle che risultano dallo studio dei comportamenti anomali o singolari di un sistema per particolari variazioni della scala dei parametri che lo caratterizzano, in partic. nelle transizioni di fase, nelle transizioni ordine-disordine, ecc.; invarianza di s., proprietà di un determinato fenomeno di presentarsi identico al variare della scala di una data grandezza: analoghe proprietà si incontrano anche, in matematica, nello studio dei frattali. d. In marina: s. delle immersioni, graduazione (se in metri espressa in cifre arabe, se in piedi espressa in lettere romane) posta su ambo le estremità della nave (sia a prua sia a poppa: su quelle mercantili è posta anche al centro nave in vicinanza delle marche di bordo libero), per valutare quanta parte dello scafo sia immersa, soprattutto in relazione al carico imbarcato; s. di solidità, diagramma che fornisce il dislocamento o la portata di una nave in funzione delle sue immersioni. 11. ant. Porto, scalo, luogo di sbarco (anche scala franca): diverse città commercianti, da noi dette le s. del Levante (P. Verri); fare scala, lo stesso che fare scalo, ossia prendere porto: Né scala in Inghelterra né in Irlanda Mai lasciò far, né sul contrario lito (Ariosto). ◆ Dim. scalétta, con sign. particolari (v. la voce), scalettina; accr. scalóna e scalóne s. m. (grande scala in palazzi signorili); pegg. scalàccia.