scaldamani
(o scaldamano, ant. scaldamane) s. m. [comp. di scaldare e mano]. – 1. Arnese per scaldarsi le mani, costituito in origine da un globo di metallo formato da due calotte semisferiche, spesso artisticamente decorate, congegnate in modo da poter contenere nell’interno una coppetta con fuoco o una sfera di ferro o rame arroventata; importati per lo più dall’Oriente, gli scaldamani furono in uso fino al primo Ottocento, e più tardi si diffusero tipi atti a contenere acqua bollente, o riscaldabili elettricamente. 2. Gioco fatto per scaldarsi le mani, o anche solo per divertimento, tra due o più persone: il primo appoggia una mano aperta su un tavolo, il secondo appoggia poi una delle sue sulla mano del primo, e così via tutti (possono anche prendervi parte, alternativamente, entrambe le mani di ognuno); ritraendo poi la mano che, di volta in volta, resta sotto a tutte, la si batte con forza sulle altre. Un altro sistema di gioco, tra due persone, consiste in una sequenza di battute, più volte ripetuta, eseguite contemporaneamente dai due giocatori l’uno di fronte all’altro con entrambe le mani ora contro quelle del compagno, sia direttamente sia diagonalmente (destra contro destra, o sinistra contro sinistra), ora contro le proprie cosce, e intercalate da una battuta delle proprie mani l’una contro l’altra: fare, giocare a scaldamani o a scaldamano.