scandire
v. tr. [dal lat. scandĕre (con mutamento di coniug.), propr. «salire, ascendere», e nei grammatici scandĕre (versus) «misurare, distinguere (i versi in piedi)», v. scansione] (io scandisco, tu scandisci, ecc.). – 1. In metrica, con partic. riferimento alla metrica classica, eseguire una scansione, analizzare un verso, notando la quantità di ciascuna sillaba o pronunciando distintamente i singoli piedi e le sillabe che li compongono. 2. Per estens., s. le parole, pronunciare distintamente le singole parole di una frase, staccando fra loro le sillabe: la folla scandiva a gran voce il nome del campione; i manifestanti passavano in corteo scandendo cadenzatamente i loro slogan. 3. fig. Con riferimento al tempo, accompagnare, inframmezzare, segnare il suo scorrere secondo ritmi regolari e costanti: una pendola scandiva le ore; spesso nella forma passiva: le sue giornate, nella clinica, trascorrevano monotone, scandite solo dalle periodiche visite dei medici. 4. In informatica e nella tecnica delle comunicazioni, eseguire l’operazione di scansione (v.). ◆ Part. pass. scandito, con uso verbale e di agg.: parole scandite lentamente; si sentiva la sentinella che camminava avanti e indietro, segnando i passi con ritmo scandito; lunghi pomeriggi scanditi dalla noia. In medicina, parola scandita, disturbo caratteristico ma non esclusivo della sclerosi multipla, consistente nella pronuncia delle parole a sillabe più o meno staccate.