scappata
s. f. [der. di scappare]. – 1. Il recarsi in fretta in un luogo o da una persona, trattenendosi il minimo indispensabile o comunque per breve tempo: fare una s. al mercato; domenica vorrei fare una s. al mare; domani penso di fare una s. a Milano; più raro con il verbo dare: quando non ce ne sarà più [di siroppo] darò una s. dallo speziale (De Amicis). 2. Il fatto di dire all’improvviso e inaspettatamente, in mezzo a una conversazione, parole e frasi originali o divertenti: a questa ingenua s., tutti risero (cfr. il più com. uscita, o anche sortita). 3. Errore, mancanza non grave e di non gravi conseguenze, con cui si trasgredisce ai principî morali e sociali, e in cui si incorre per intemperanza, debolezza, leggerezza e sim.: pensando al buon frate, [Renzo] sentiva più vivamente la vergogna delle proprie s. (Manzoni); le s. di gioventù. 4. a. Partenza veloce di cavalli in corsa: la s. dei barberi al Palio di Siena. b. Accensione simultanea di razzi, come momento conclusivo di fuochi di artificio. ◆ Dim. scappatina, breve puntata in un luogo: nel pomeriggio farò una scappatina da te; scappatèlla, non com. scappatùccia, mancanza non grave, infedeltà di poco conto e sim.: scappatelle coniugali; non è il caso di scandalizzarsi, tutti abbiamo fatto qualche scappatella.