scarpa
s. f. [forse dal germ. *skarpa «tasca di pelle»]. – 1. a. Calzatura che riveste e protegge il piede, fin poco al disotto (s. basse) o poco al disopra (s. alte) del malleolo: è fatta per lo più di cuoio nella parte sottostante che sta a contatto con il terreno (suola e tacchi), e di pelle, materiale plastico, stoffa e sim. in quella sovrastante (tomaia): un paio, due paia di scarpe; s. con chiusura a fibbia; s. chiuse da lacci; scarpe blu, nere, marroni, rosse; scarpe bianche e blu; s. scollate, la cui tomaia lascia scoperto sul davanti il collo del piede; s. con tacco alto, con tacco basso; s. ortopedica, costruita in modo da correggere un difetto di andatura dovuto a imperfezione degli arti inferiori; con determinazioni riguardanti la materia di cui è fatta la tomaia, o anche la suola: scarpe di vitello, di capretto, di camoscio, di raso, di tela; scarpe di corda, di gomma, di para, di sughero; con riferimento agli usi ai quali sono destinate: scarpe da cerimonia, da sera, da passeggio, da pioggia, da strapazzo; scarpe (o più com. scarpette, scarpine) da ballo, con tomaia fatta di pelle leggerissima o di raso; scarpe da riposo, con tomaia di pelle morbida o di panno; scarpe (o scarponi) da caccia, da montagna, alte e particolarmente robuste, con soprassuola di gomma a rilievi (v. scarpone); scarpe da arrampicata, con suola rigida; scarpe sportive, indossate dagli atleti, di vario tipo a seconda dell’attività agonistica praticata (scarpe da tennis, da ginnastica, ecc.); scarpe da calcio, dette anche scarpini, fornite di tacchetti sotto la suola; scarpe da jogging, da running, con la suola conformata anatomicamente e il tallone rialzato rispetto alla parte anteriore del piede; scarpe da barca, con la suola di gomma speciale, tale che non graffi e non faccia scivolare; scarpe da trekking, più leggere e di pellame più morbido rispetto a quelle da montagna, generalmente alternato a tessuto sintetico. Fraseologia: risuolare le s.; pulire, lucidare, lustrare le s.; mettersi, infilarsi, togliersi le s.; s. che vanno, stanno, calzano bene; s. che stanno strette, larghe; s. che stringono, che fanno male; un paio di s. (fatte) su misura; mettere in forma un paio di s., come operazione per fabbricarle o allargarle; numero delle s., ognuna delle varie misure convenzionalmente previste nella fabbricazione; spazzola, cera, lucido, liquido da scarpe. b. Scarpa da neve, strumento (talvolta detto anche pattino da neve) usato da varie popolazioni artiche e montane allo scopo di ampliare la superficie plantare e di poter così camminare più speditamente sulla neve, costituito per lo più da un telaio di legno, circolare o ellittico, rafforzato al centro da un’intrecciatura di vimini o corde su cui poggia, assicurato mediante legature, il piede. c. Nell’armatura medievale, la parte che proteggeva il piede, fatta di maglia o di lamine di ferro. d. Come termine storico, lega della s. (ted. Bundschuh), lega insurrezionale contadina formatasi nella Germania superiore nel 1443 e durata fino al 1522, così detta con allusione al simbolo del partito contadino, rappresentato appunto da una scarpa tenuta da legacci, in contrapp. agli stivali dei signori e dei cavalieri. e. Locuzioni fig.: avere il giudizio, il cervello e sim. sotto le suole delle s., non averne affatto, o averne pochissimo; fare le s. a qualcuno, mostrarglisi amico per poi fargli del male di nascosto, spec. commettendo atti di slealtà nei suoi riguardi; non avere scarpe ai piedi, essere molto povero; mettere le s. al sole o morire con le s. ai piedi, morire di morte violenta; non essere degno di legare (o allacciare o lustrare) le scarpe a qualcuno, essergli nettamente inferiore; non levarsi le s. da uno, due, tre giorni, non essere potuto andare a dormire; rimetterci anche le s. o le suole delle s., subire una grossa perdita economica, scapitare moltissimo in un affare, in un’impresa e sim. Prov.: è meglio consumare le s. che le lenzuola, è meglio essere sani, anche se costretti a faticare, che ammalati; non tutti i piedi stanno bene in una s., la natura e le attitudini sono diverse da persona a persona (v. anche i proverbî citati sotto ciabatta). 2. In senso fig., fam., essere una s., dimostrarsi poco abile o incapace in una qualsiasi attività (alle carte sei proprio una s.!); essere una s. vecchia (o una scarpaccia), una persona incapace e inutile, o anche invecchiata e imbruttita, oppure di mentalità sorpassata. 3. Per estens., qualunque oggetto che, per la forma o l’uso, possa essere in qualche modo paragonato a una scarpa. In partic.: a. Cuneo di legno o di ferro che si pone sotto le ruote di carri, automobili, ecc., per evitare che si spostino su terreni in pendenza o scivolosi; analoga funzione ha la scarpa fermacarro per i vagoni ferroviarî (v. fermacarro). b. Particolare conformazione della superficie esterna di un terreno o di una struttura, secondo un piano inclinato sulla verticale: terrapieno a s.; scavo a s.; muro a s., a sezione obliqua rastremata verso l’alto nella parte esterna, usato in genere per murature di sostegno e, in passato, nelle fortificazioni a protezione della base della cinta muraria. Anche, sinon. di scarpata2, cioè la stessa superficie esterna del terreno o della struttura: s. esterna di un muro di sostegno; s. detritica, fascia detritica, detta anche renaro. Nelle costruzioni civili, e in partic. nelle costruzioni stradali, l’inverso della pendenza del piano inclinato costituente la scarpata di una trincea, di un rilevato o il paramento di un muro di sostegno, ecc., cioè la cotangente dell’angolo che il piano stesso forma con l’orizzonte. c. Nelle costruzioni meccaniche, sostegno delle funi abitualmente ferme, come quelle dei ponti sospesi o quelle portanti delle teleferiche, costituito da un pezzo metallico opportunamente sagomato che deve garantire un buon appoggio alla fune e un limitato effetto abrasivo. d. In elettrotecnica, s. polare di un magnete (o elettromagnete), la parte terminale dei poli magnetici; in partic., con riferimento a un polo saliente di una macchina elettrica rotante, la parte di questo più vicina all’indotto. e. In marina, piattaforma sagomata inclinata verso l’esterno, disposta sull’orlo del ponte di coperta di una nave, dove si adagia l’ancora. In passato, specie di guaina mobile di legno, che si disponeva sulle marre di un’ancora con ceppo, per impedire che l’ancora danneggiasse la murata. ◆ Dim. o vezz. scarpina, e scarpino m. (spec. di scarpe da donna eleganti, per particolari occasioni: scarpine da ballo, da sera; scarpini di seta, di raso); scarpétta (v.); accr. scarpóna, e scarpóne m. (v.); spreg. scarpùccia; pegg. scarpàccia. TAV.