scatola
scàtola s. f. [prob. metatesi del lat. mediev. castula, di origine germ.]. – 1. a. Involucro di forma varia (per lo più parallelepipeda, talora cilindrica), generalm. fatto di cartone, ma anche di legno, metallo, plastica, ecc., sempre munito di coperchio, usato per contenere e conservare oggetti svariati: una s. di latta, di vetro, di plastica; metti il libro in una s. e spediscilo per posta; la s. delle scarpe, delle camicie, dei fazzoletti; una s. di cellofan per fiori; s. per cappelli, cappelliera; s. cinesi, serie di scatole di grandezza decrescente che si possono inserire l’una nell’altra; s. a sorpresa (o magica), scatoletta che, aperta, fa uscire, per l’azione di una molla, un piccolo pagliaccio, un diavoletto, una figura grottesca o un altro oggetto inatteso. Locuzioni: comprare a s. chiusa, senza accertarsi della qualità della merce, per fiducia nella bontà del prodotto, o per ingenuità e sim.; analogam., vendere a s. chiusa, in origine con riferimento soprattutto all’acquisto di opere cinematografiche; cibi (carne, pesce, verdure, ecc.) in scatola, opportunamente preparati e messi in conserva dentro scatole di metallo chiuse ermeticamente, sterilizzate al calore, e così poi venduti al consumatore; lettere, caratteri di scatola, molto grandi e chiari (dall’uso degli antichi speziali di scrivere a grandi caratteri l’indicazione della merce sulle scatole in cui essa era contenuta); dire, scrivere qualcosa a caratteri di s., dirla o scriverla con estrema chiarezza: soggiugnendo, che ... questa era una cosa passata in giudicato, che insegnata a i medici l’avea Galeno, che Plinio l’avea detto a lettere di scatola (Redi). b. Per metonimia, ciò che è contenuto in una scatola: si è mangiato tutta una s. di cioccolatini. 2. In varie scienze e tecniche, il termine, per lo più accompagnato da elementi che lo determinano, indica ancora più genericamente un recipiente, un involucro di tipo e materiale diverso; per es., s. armonica (o musicale), meccanismo capace di riprodurre semplici motivi musicali, detto più comunem. carillon; s. filtro, recipiente che fa parte della maschera a gas, entro cui sono contenute le sostanze che servono a filtrare e depurare l’aria; s. a sabbia, nelle locomotive e motrici tranviarie, lo stesso che sabbiera; con altro sign., dispositivo usato per il disarmo di centine o grosse casseforme di opere in cemento armato, costituito da una scatola metallica parallelepipeda o cilindrica, riempita di sabbia, con coperchio mobile sul quale poggia il sostegno della centina; facendo defluire verso l’esterno la sabbia attraverso fori praticati nelle pareti, il coperchio e la centina si abbassano lentamente. In partic.: a. In anatomia, s. cranica, il complesso delle ossa che delimitano la cavità cranica. b. In elettrotecnica, s. di derivazione, contenitore atto a proteggere i morsetti con i quali si realizzano una o più derivazioni sui cavi elettrici; se i morsetti hanno il solo scopo di congiungere due tratte di cavo, si parla di s. di giunzione, detta talora anche muffola (v. muffola, n. 2 b); se la scatola contiene un sezionatore o comunque consente una facile interruzione della continuità metallica dei cavi al fine di suddividere in sezioni le linee, si parla di s. di sezionamento. c. Nelle autovetture, s. di guida (o s. sterzo), contenitore del meccanismo di demoltiplicazione interposto tra il volante e il sistema di aste che provoca la sterzatura delle ruote. Nelle vetture ferroviarie e tranviarie, s. di ritenuta, sinon. di boccola (nel sign. 2 b). d. S. a mitraglia, proietto d’artiglieria usato fino a tutto il periodo napoleonico, costituito da un leggero involucro contenente un gran numero di biglie di piombo o di ferro saldate tra loro da colofonia o zolfo, colato negli interstizî; all’uscita dalla bocca l’involucro si sfasciava e le biglie venivano proiettate in un’ampia rosa di tiro. 3. S. nera: a. Locuz., che traduce l’ingl. black box, con cui in alcune discipline tecniche, per es. in elettronica, si indica un dispositivo con riferimento alle sole caratteristiche esterne, in partic. alle funzioni di trasferimento tra grandezze di ingresso o di uscita, ignorando cioè del tutto la costituzione interna. b. In aeronautica, denominazione corrente (prob. derivata da un uso gergale dell’aviazione angloamericana: in origine la scatola era di colore nero, mentre oggi è per lo più rivestita di vernice arancione fosforescente) del registratore di volo (ingl. flight recorder), dispositivo elettronico installato all’interno di una scatola stagna in materiale ignifugo a prova d’urto e di esplosione così da resistere anche alla distruzione dell’aeromobile, nel quale vengono registrati tutti i parametri essenziali di ogni volo, sia a scopo di controllo e manutenzione sia, più spesso, per risalire alle cause di gravi incidenti (dispositivi analoghi, ugualmente denominati, sono installati anche su navi e treni). c. In senso fig. e più astratto, metodo della s. nera, approccio euristico, introdotto dalla cibernetica e ripreso in altre discipline (per es. nella linguistica, ma in partic. nella psicologia comportamentista: v. comportamentismo), che assume l’oggetto d’indagine come un’entità di cui si ignorano gli stati e il funzionamento interni e di cui si studia anzitutto il comportamento osservabile, cioè le risposte (o output) che l’oggetto fornisce in presenza di determinati stimoli (o input): l’indagine può concludersi con l’espressione formale di tali relazioni, oppure con la costruzione di un modello, detto anche s. bianca, che simula il funzionamento interno dell’oggetto. 4. In senso fig., al plur., eufemismo fam. per coglioni, nelle espressioni rompere le s., seccare, dare grande fastidio; levarsi, togliersi dalle s., andarsene, lasciare in pace (ma togliersi, o levarsi, dalle s. qualcuno, liberarsene); averne piene le s., essere stufo, non poterne più. ◆ Dim. scatolétta, spec. di prodotti alimentari conservati: scatoletta di carne, di acciughe, di tonno (anche assol.: cibarsi di scatolette); scatolina, e scatolino m., scatola molto piccola: la scatolina dei cerini; lo scatolino degli stuzzicadenti; tragge Dalla saccoccia un lucido specchietto, ... un aureo scatolino Di nèi ripieno, un pettine pulito Di bianco avorio (G. Gozzi); nel gergo del teatro, si chiamava scatolino delle voci la riserva di frasi, gesti, toni di voce cui l’attore, spec. il caratterista, poteva far ricorso per ottenere determinati effetti, come a una scatoletta che si potesse aprire e chiudere a volontà; spreg. scatolùccia; accr. scatolóna, e scatolóne m.; pegg. scato-làccia.