scemare
v. tr. e intr. [lat. *exsemare, der. di sēmis «metà»] (io scémo, ecc.). – 1. tr. a. Rendere minore; diminuire di quantità; ridurre a meno: sc. i prezzi; sc. le proprie richieste; sc. un conto, un debito; questo prezzo si può sicuramente scemare d’un terzo (Filangieri); nel furore dell’estate quando la sorgente scemava il suo gettito era un paradiso di profumi riarsi di origano e di nepitella (Tomasi di Lampedusa). b. Togliere un po’ di liquido (spec. vino) da un recipiente colmo: sc. il fiasco, la bottiglia, la botte. 2. intr. (aus. essere) Diminuire di quantità, d’intensità, diventare minore, decrescere, calare: la luna va scemando; le forze cominciano a sc.; il vento tende a sc.; speriamo che la febbre sia scemata; la rivolta è andata lentamente scemando d’intensità. Anche, letter., con la particella pron.: La sesta compagnia in due si scema (Dante), si riduce da sei a due; conosciuto il mondo Non cresce, anzi si scema (Leopardi); ma quell’uomo che fu tanto ardito, credete voi che non gli si sarebbe scemato punto l’ardire, quando avesse saputo che le sue trame eran note fuori di qui ...? (Manzoni).