scena
scèna s. f. [dal lat. scaena, gr. σκηνή «tenda, fondale del palcoscenico»]. – 1. a. Parte del teatro dove gli attori recitano; è costituita generalm. da una piattaforma sopraelevata rispetto al piano della sala, delimitata verso quest’ultima dalla ribalta corrispondente al boccascena, e chiusa sugli altri lati dalle strutture che formano la scenografia particolare di ciascuna azione drammatica: l’attore ha recitato la sua battuta rimanendo su un lato della sc.; in fondo alla sc. c’era un fondale che rappresentava il mare; sc. vuota, sc. piena, per la presenza o no di attori secondo le esigenze del copione, o perché l’attore tarda a entrare o anticipa l’uscita; l’orchestra ha suonato il preludio dell’opera a sc. vuota; fuori scena, di azione che, nel corso della recita, si finge svolgersi fuori del palcoscenico (anche sostantivato, in grafia unita, un fuoriscena); sc. multipla, suddivisa in varî ambienti (visibili contemporaneamente allo spettatore) nei quali può spostarsi l’azione; sc. aperta, non chiusa dal sipario, soprattutto nella frase applausi a sc. aperta, quelli tributati dal pubblico agli attori non alla fine dell’atto o dello spettacolo ma durante la recitazione. Nella ricca fraseologia il termine, oltre a conservare il sign. proprio, è assunto anche a indicare, per metonimia, l’azione scenica, l’attività teatrale e la professione d’attore, e, per traslato, altre forme di attività: essere di scena, dell’attore che vi deve apparire (Signori, chi è di scena!, grido tradizionale del capocomico per invitare gli attori a tenersi pronti) e, in senso fig., di chi si trova al centro dell’attenzione; entrare in sc., apparirvi per recitare la propria parte, e, fig., di persone o anche di fatti o elementi nuovi che assumono un ruolo importante in una situazione (qui è entrato in sc. un nuovo azionista; a questo punto del piano entra in sc. il finto poliziotto; potrebbero entrare in sc. fattori imprevisti); calcare le sc., recitare, o cantare, ballare in teatro, e per estens. fare l’attore, il cantante, il ballerino; darsi alle sc., intraprendere la carriera teatrale; muoversi bene sulla sc., recitare con scioltezza e disinvoltura (con sign. simile, nel gergo teatrale, avere scena, avere presenza di sc., avere la capacità di imporsi sugli spettatori, di tenere legata la loro attenzione; al contr., non avere sc., essere impacciato, goffo nel recitare); ritirarsi dalle sc., abbandonare la carriera teatrale; uscire di sc., terminare di recitare la parte, e, fig., finire il proprio ruolo (quindi, paragonando il mondo e le attività umane alla scena teatrale dalla quale gli attori escono dopo aver recitato la loro parte, uscire, scomparire dalla sc. politica, letteraria, cessare l’attività politica, letteraria, oppure non avere più successo in queste attività; uscire, scomparire dalla sc. del mondo, morire). Sempre per metonimia, si riferiscono prevalentemente alla rappresentazione le locuzioni mettere in sc. (una commedia, un’opera lirica, una rivista musicale, ecc.), allestirne l’esecuzione (v. anche messinscena), e andare in sc., di lavoro teatrale che viene rappresentato la prima volta, o di compagnia che dà inizio a una serie di recite: la prossima settimana andrà in sc. (o andremo in sc. con) «Gli spettri» di Ibsen. Al plur., le sc., i teatri: una compagnia di varietà, reduce dalle sc. di Parigi; la commedia in cartellone è una novità per le nostre sc., non è mai stata rappresentata nei nostri teatri, nei teatri della nostra città. b. Direttore di scena, chi dirige la rappresentazione nei suoi aspetti pratici, seguendo le indicazioni del regista. Servi di scena, nel teatro rinascimentale, i macchinisti adibiti al funzionamento del palcoscenico durante le rappresentazioni e allo smontaggio delle strutture al loro termine. Musiche di scena, brani musicali destinati ad accompagnare, in determinati punti, lo svolgimento di uno spettacolo di prosa, composti appositamente o, se preesistenti, scelti e adattati per l’occasione. Regolatore di scena (o di palcoscenico), apparecchio installato nei teatri per graduare l’intensità luminosa e per inserire e cambiare gli schermi colorati delle luci di palcoscenico. 2. a. Il complesso degli elementi (tavole o tele dipinte, quinte, fondale, ecc.) che, opportunamente disposti sul palcoscenico, raffigurano l’ambiente in cui deve svolgersi l’azione: la sc. rappresenta un interno borghese del primo Novecento; la sc. era un tipico campiello di Venezia; è un atto unico ma con molti cambiamenti di scena (anche fig.: alla direzione della casa editrice c’è stato un imprevisto cambiamento di sc., sono state sostituite molte persone, sono stati mutati radicalmente programmi e direttive); cambiamento di sc. a vista, se avviene durante la recita senza che, come accade di solito, si chiuda il sipario per l’intervallo o si spengano del tutto le luci. Per dietroscena o retroscena, v. retroscena. b. Analogam., in cinematografia, l’ambiente naturale o ricostruito nel teatro di posa dove si svolgono una o più azioni. In partic., fotografo di sc., chi si occupa di effettuare riprese fotografiche durante la lavorazione del film, che poi possono essere usate per le locandine pubblicitarie o pubblicate su rotocalchi o riviste specializzate. 3. a. Azione scenica, cioè il movimento e il dialogo dei personaggi presenti sulla scena: fare scena, di attore che s’imponga sul palcoscenico per le sue doti, per la capacità di richiamare e trattenere l’attenzione degli spettatori. In senso fig., fare scena, esibirsi per fare colpo, impressionare, sbalordire, o anche commuovere, impietosire: per fare sc. vanta sempre presunti titoli nobiliari; ogni volta si mette a fare sc. nominando le sue amicizie altolocate; pur di fare sc. si veste in modo stravagante; durante l’esame si è messo a piangere, ma solo per fare scena; con senso diverso al plur., fare scene, eccitarsi, gridare o parlare a voce alta, manifestare in modo esagerato e con scarso ritegno i proprî sentimenti: andiamo, contròllati, non fare scene!; detesto queste sc. in pubblico (v. anche scenata). Sc. muta, azione scenica durante la quale i personaggi non parlano (fig., fare sc. muta, non rispondere, non aprire bocca, restare zitto, spec. durante un’interrogazione, un esame). In tono imperativo, scena!, esclam. con la quale il regista invita a cominciare l’azione. b. Una delle varie vicende che si succedono in un dramma, in una commedia, in un film: una sc. d’amore, di guerra; una sc. drammatica, comica, impressionante, commovente, movimentata; la sc. della riconciliazione tra i protagonisti; la sc. dell’addio; sc. madre, la più importante, la principale (e per estens., il momento culminante di un litigio, di una scenata: mi ha fatto una sc. madre per una sciocchezza). Colpo di sc., avvenimento imprevisto che dà un nuovo sviluppo all’azione scenica o ad altro (v. colpo, n. 3 e). c. Ciascuna delle parti in cui si divide un atto di una rappresentazione teatrale: la prima sc. del terzo atto (nelle citazioni e nei copioni: atto III, scena I); la sc. iniziale, la sc. finale del secondo atto. 4. a. Con riferimento a paesaggi e visioni della natura o ad avvenimenti della vita contemplati come se fossero spettacoli teatrali: che splendida sc. si ammira da questa finestra; la premiazione è stata una sc. molto commovente; assistere a una sc. di sangue; non dimenticherò mai quella sc. terrificante. Anche di vedute paesistiche o di eventi e fatti presi a soggetto per dipinti, sculture, fotografie, ecc.: il quadro rappresenta una sc. campestre; la parete era occupata da un affresco con una sc. mitologica; una scultura di Rodin raffigurante una sc. erotica. b. Con sign. più ampio, poet., il complesso degli aspetti della vita umana: allor che s’apre Al guardo giovanil questa infelice Scena del mondo (Leopardi). 5. In psicanalisi, sc. primaria, l’esperienza traumatica del bambino che abbia assistito ai rapporti sessuali dei genitori o di altri adulti (o se lo sia comunque rappresentato, anche senza osservazione diretta), la cui elaborazione fantastica, all’interno di un vissuto di violenza da parte del padre nei confronti della madre, costituisce la base di successive elaborazioni di tipo traumatico. ◆ Dim. e vezz. scenétta, breve scena comica (anche come traduz. dell’ingl. sketch) o, estens., fatto o avvenimento cui è piacevole assistere; spreg. scenùccia, pegg. scenàccia, prevalentemente nei sign. 1 e 2.