schiudere
schiùdere v. tr. [lat. excludĕre «escludere», comp. di ex- e clūdĕre (v. chiudere)] (coniug. come chiudere). – 1. Aprire lievemente o lentamente, aprire in parte, non del tutto: s. la porta, s. un coperchio; s. le labbra, gli occhi (più espressivo, in queste accezioni, socchiudere); più genericam., aprire, spec. in usi fig.: i vegliardi che ai casti pensieri Della tomba già schiudon la mente (Manzoni); spetta a noi s. la via al nuovo principio, e s’anche dovessimo perire nel tentativo, la schiuderemo (Mazzini); le sue promesse sembravano schiudermi un migliore avvenire. Frequente l’intr. pron. schiudersi, aprirsi, o tornare ad aprirsi: le labbra gli si erano schiuse in un gran sorriso; volgevamo gli occhi indietro per dire addio al mondo, incerti se il baratro che vivi c’ingoiava si sarebbe più schiuso per noi (Pellico); e fig., cominciare a sorgere, a manifestarsi: le si schiude davanti un roseo avvenire; gli si è schiusa in cuore una nuova speranza; per estens., uscire o riaffacciarsi dall’involucro in cui si era chiusi, da cui si era avvolti: lo schiudersi delle uova; i primi gelsomini cominciano già a schiudersi; i bozzoli dei bachi da seta si stanno schiudendo. 2. a. letter. Dischiudere, cioè aprire per consentire l’ingresso, l’immissione di qualche cosa, spec. in senso fig.: s. le menti dei giovani alla scienza, a nuove conoscenze; o far vedere, mostrare, manifestare: Non le domando a questa offerta unire Tesor ...; Ma sol che qualche via donde il desire Vostro s’adempia, mi schiuda e disserre (Ariosto). b. ant. Escludere, tener lontano (sign. etimologico conservatosi in ital. nell’allotropo dotto escludere): per ischiudere ogni falsa oppinione da me (Dante; qui la forma prostetica ischiudere è normale dopo la prep. per). ◆ Part. pass. schiuso, anche come agg. (v. la voce).