sciara
s. f. [voce sicil. formata con sovrapposizione formale e semantica dell’arabo ša῾ra «terreno sterile e incolto, sodaglia» su un derivato del lat. flagrare «ardere» significante «lava incandescente», poi «lava indurita» (cfr. l’ant. fiara «fiamma», tenendo presente che l’esito sicil. del lat. fl- è š-)]. – Termine locale, usato in Sicilia nella zona etnea per indicare gli accumuli di scorie vulcaniche che si formano sulla superficie o ai lati delle colate laviche: le stelle splendevano lucenti anche sulla sc., e la campagna circostante era nera anch’essa, come la sc. (Verga). ◆ Con l’uno e con l’altro dei due sign. confluiti nella parola, questa ha dato origine anche a toponimi: Sciara, comune della prov. di Palermo, e Sciara del Fuoco, nome di un ripido pendio, formato di lava, lapilli e scorie incandescenti che dal cratere dello Stromboli scende fino al mare.