scindere
scìndere v. tr. [dal lat. scindĕre] (pass. rem. scissi, scindésti, ecc.; part. pass. scisso), letter. – 1. a. Staccare, allontanare l’uno dall’altro due elementi prima uniti: Che voce avrai tu più, se vecchia scindi Da te la carne ... Pria che passin mill’anni? (Dante); separare, distinguere nettamente: sc. la propria responsabilità da quella degli altri; è bene s. le due cose; non è possibile sc. fatti così strettamente correlati. b. Dividere (per lo più in senso fig.): sc. un partito, un’associazione, una società; più com. nell’intr. pron.: il partito si è scisso in varie correnti; su questo punto della discussione l’assemblea si è scissa in due fazioni; Mi considero una donna fallita Perché non ho più vent’anni Perché le mie forze si sono scisse (Alda Merini). c. In chimica, operare con adatti mezzi la scissione di una molecola. 2. poet. a. Solcare, fendere il mare, le acque: L’Oceano scinda La prora portoghese (I. Soldani). b. Lacerare, strappare: sc. le vesti, il manto. ◆ Part. pass. scisso, anche come agg., staccato, separato: per alcun bene In tutto de l’accorger nostro scisso (Dante), per qualche bene, lontanissimo dal nostro intelletto; una parola scissa dal suo contesto; più com., diviso, frazionato: un movimento artistico scisso in due tendenze; un partito scisso in varie correnti.