scisma
(ant. scìsmate) s. m. [dal lat. tardo schisma, che è il gr. σχίσμα, der. di σχίζω «dividere»] (pl. -i). – 1. Separazione di un gruppo di fedeli dal corpo della Chiesa cattolica, per ribellione alla disciplina e alla gerarchia della Chiesa stessa o alla sua dottrina (in quest’ultimo caso si parla più propriam. di eresia): sc. d’Oriente (detto anche greco o bizantino), la separazione verificatasi fra la Chiesa romana di lingua e rito latino e il Patriarcato di Costantinopoli, dopo il 1054, per contrasti fra il patriarca e il papa Leone IX; sc. d’Occidente (o grande sc.), quello provocato nel 1378 dalla elezione di papa Urbano VI, cui fu contrapposto da parte dei cardinali francesi l’antipapa Clemente VII, e conclusosi formalmente, dopo il concilio di Costanza del 1414, con l’elezione di Martino V Colonna (1417), che riportò la sede papale a Roma. 2. estens. a. Separazione analoga che si determina o si è determinata in comunità religiose diverse dalla Chiesa cattolica. b. Scissione che si produce all’interno di un gruppo organizzato, di un partito, di un movimento artistico o letterario, e sim.: le correnti più rigide del partito minacciavano uno scisma.