scodellare
v. tr. [der. di scodella] (io scodèllo, ecc.). – 1. Versare nelle scodelle, cioè nei piatti fondi, la minestra o altra vivanda, spec. liquida o semiliquida: s. la zuppa, la pasta e fagioli, il riso, la polenta; anche assol.: vai a lavarti le mani mentre la mamma scodella; tre o quattro ragazzetti ... stavano aspettando, con gli occhi fissi al paiolo, che venisse il momento di scodellare (Manzoni). 2. fig., fam. a. Tirar fuori, dire o scrivere o fare con grande prontezza e facilità: mi ha scodellato una lunga serie di bugie; uno scrittore che scodella un romanzo all’anno; ha una moglie prolifica che gli ha già scodellato cinque figli; rispondeva a certe notizie che Orazio unte di ossequio insinuava, o timidamente e in aria di devozione scodellava in forma interrogativa, per essere lui stesso informato di qualche cosa (Palazzeschi). b. S. la palla, nel gioco del calcio, offrirla al compagno effettuando un passaggio con grande precisione; anche, rimettere la palla in gioco dopo un’interruzione temporanea, con una specifica procedura eseguita dall’arbitro il quale, ruotando la mano sulla quale ha poggiato la palla, fa cadere questa nel punto in cui si trovava al momento dell’interruzione, con divieto per i giocatori di venirne a contatto prima che essa abbia toccato terra. c. non com. Dire, riferire, raccontare senza alcun ritegno cose riservate, spiacevoli e sim.; spiattellare: ha scodellato in pubblico a tutto il vicinato le proprie vicende familiari. ◆ Part. pass. scodellato, anche come agg., spec. nella locuz. trovare o volere la pappa (bell’e) scodellata, trovare tutto bello e fatto, pronto, o pretendere di essere liberato da ogni lavoro, compito, fatica e pensiero.