scogliera
scoglièra s. f. [der. di scoglio2]. – 1. a. Serie di scogli posti a breve distanza l’uno dall’altro: il mare si infrange contro la s.; l’imbarcazione si sfracellò sulla s.; le bianche s. di Dover, nell’Inghilterra merid., celebri per l’imponente e suggestiva scarpata a falesia di roccia calcarea. b. In geologia, corpo carbonatico marino marginale costituito da organismi costruttori (coralli e madrepore) che hanno un ruolo determinante nella formazione di un’impalcatura rigida e nella cementazione dei sedimenti derivanti dalla disintegrazione post mortem degli altri organismi (bivalvi, brachiopodi, foraminiferi, alghe calcaree, briozoi, ecc.) che vivono negli anfratti della scogliera stessa. Le scogliere si sviluppano sui margini delle piattaforme dei banchi e delle isole, nel loro lato sopravento, dove le acque sono poco profonde, limpide, pulite e ossigenate; sono chiaramente zonate e oltre al corpo centrale è possibile distinguere un’area di retroscogliera e un’area di avanscogliera. 2. Nome di grossi accumuli di massi naturali o artificiali (dighe di s. o s. artificiali), che vengono disposti a breve distanza dalle spiagge per proteggerle dall’azione delle onde e dell’alta marea (s. frangiflutti), oppure negli alvei fluviali e torrentizî per evitare gli smottamenti e le frane dei terreni circostanti. 3. In architettura, tipo di muratura costituito da massi di pietre naturali, disposti, pittorescamente e senza regole costruttive, gli uni sugli altri, in modo da richiamare la naturale configurazione delle rocce e degli scogli; dotata di semplice carattere di rivestimento, raramente di una vera funzione portante, fu usata spec. nella costruzione di fontane e giardini rinascimentali e barocchi.