scolorare
v. tr. [der. di colorare, col pref. s- (nel sign. 1)] (io scolóro, ecc.). – 1. Far perdere il colore, o anche soltanto l’intensità, la vivacità del colore: l’alba già cominciava a s. le stelle; per estens., far perdere il colorito, fare impallidire: Per più fiate li occhi ci sospinse Quella lettura, e scolorocci il viso (Dante). 2. Più frequente come intr. pron., scolorarsi, perdere il colore, o, talora, il colorito: scolorarsi in volto, impallidire; perdere luminosità, offuscarsi: Era ’l giorno ch’al sol si scoloraro Per la pietà del suo fattore i rai (Petrarca); del Tirreno Nell’infinito seno Scende la luna; e si scolora il mondo (Leopardi); e fig.: la vita a poco a poco perde Il suo valor di cosa e si scolora (M. Moretti); anche, in senso fig., attenuarsi, indebolirsi, affievolirsi; queste anime nostre ringiovanite, che giorno per giorno si arricchiscono di quello che si fiacca si perde si scolora nelle vecchie (I. Nievo). Di uso più raro senza la particella pron.: tu forse intendi... Che sia questo morir, questo supremo Scolorar del sembiante (Leopardi). ◆ Part. pass. scolorato, anche come agg., in senso proprio e fig.: una natura, una campagna scolorata; un volto scolorato per la lunga degenza; il candore vivo della giovinetta irradia i suoi pensieri scolorati, come i suoi capelli, da un principio di morte (Fogazzaro).