scolorire
v. tr. e intr. [der. di colore, col pref. s- (nel sign. 4)] (io scolorisco, tu scolorisci, ecc.). – 1. tr. Far perdere il colore a qualche cosa: l’esposizione al sole ha scolorito la stoffa; far perdere a un colore l’intensità, la vivacità: la pioggia ha scolorito i caratteri del manifesto; più raro, far perdere il normale colorito: la paura le scolorì il viso, o la scolorì in viso. In senso fig., far perdere intensità, vigore, rendere più vago, indistinto, evanescente: il tempo scolorisce i ricordi. 2. intr. (aus. essere) Perdere il colore, l’intensità, la vivacità del colore, sbiadire: il rosso scolorisce meno dell’azzurro; le nubi d’oro cominciavano a scolorire (De Marchi); anche con la particella pron.: una stoffa che non si scolorisce facilmente; riferito al viso, scolorirsi, e poet. scolorire, perdere il normale colorito, impallidire. In senso fig., per lo più con la particella pron., perdere la vivacità, il vigore, attenuarsi, assumere contorni più vaghi e indeterminati: ricordi, impressioni giovanili che col tempo (si) scoloriscono; l’immagine fisica di lei si scoloriva sempre più nella sua memoria (Deledda). ◆ Part. pass. scolorito, frequente come agg., sbiadito (in senso proprio e fig.): un azzurro scolorito; una camicetta tutta scolorita; ricordi ormai scoloriti; tenue, non vivace: Qui, ne l’ora che ’l sol più chiaro splende È luce incerta e scolorita e mesta (T. Tasso); pallido, esangue: un viso scolorito per lo spavento.