scomporre
scompórre v. tr. [der. di comporre, col pref. s- (nel sign. 1)] (coniug. come porre). – 1. a. Disfare quanto era stato composto in un complesso unitario e organico, togliendone a una a una le varie parti: s. un armadio, una libreria, un apparecchio elettroacustico. In partic., in tipografia, disfare la composizione recuperando per nuove fusioni i caratteri di monotype e linotype, e rimettendo al proprio posto nelle casse, per nuovi impieghi, i caratteri a mano e tutti gli altri pezzi usati (fregi, filetti, quadrature e spaziature, ecc.). b. In senso più generico, e spesso più astratto, scindere un tutto organico negli elementi che lo costituiscono: s. una parola in sillabe; s. un miscuglio nei suoi componenti; s. un numero (o un polinomio) in fattori primi, trovare i fattori primi tali che il loro prodotto sia uguale al numero (o al polinomio) dato; s. un vettore nei suoi componenti. 2. a. Mettere in disordine, scompigliare ciò che era ordinato o ben sistemato: la brezza serale le scomponeva graziosamente i capelli (e, nell’intr. pron.: per il forte vento le si era scomposta la pettinatura). b. Alterare, far perdere l’usuale atteggiamento sereno e composto: il terrore gli aveva scomposto i tratti del viso; più com. nell’intr. pron., scomporsi, alterarsi, turbarsi, non riuscire a restare indifferente e imperturbabile, a conservare la calma, a mantenere un atteggiamento sereno e composto: è un tipo che non si scompone certo per così poco; ascoltare, osservare, rispondere senza scomporsi. ◆ Part. pass. scompósto, anche come agg. (v. la voce).