scordare1
scordare1 v. tr. [tratto da ricordare, con mutamento di prefisso] (io scòrdo, ecc.). – 1. a. Non ricordare più, perdere la memoria di una cosa, sinon. di dimenticare (rispetto a cui, in alcune regioni, è più pop. e com.): s. il nome di una persona; s. un numero di telefono; ho scordato quel po’ di francese che avevo imparato a scuola; già scordi, o caro, Disse, che di beltà son fatta ignuda? (Leopardi). b. Non far più pesare sul proprio spirito e sui proprî sentimenti il ricordo di un fatto: s. le umiliazioni ricevute; cerca di s. quella donna; non posso s. l’affetto che ci ha unito. c. Non fare una cosa per dimenticanza o distrazione: ho scordato l’appuntamento con il notaio; non prendere qualcosa che si dovrebbe avere con sé: ho scordato l’agenda; scordo spesso le chiavi a casa. 2. Come intr. pron., scordarsi, può costruirsi sia transitivamente, con sign. non sostanzialmente diverso dalla forma attiva (per es.: scordarsi il nome della via, un invito, i torti subìti), sia con la prep. di, spec. nei sign. b e c del n. 1 (per es.: non mi scorderò mai di quello che hai fatto per me; non ti scordare della riunione di questa sera, o che questa sera c’è la riunione). Quando è seguito dall’infinito, ha più comunem. la coniugazione pronominale con la prep. di: mi sono scordato di comprare la frutta; rara la forma attiva: non scordare di telefonarmi. Nell’uso fam., scordarsene, perdere ogni speranza di avere o riavere una cosa, essere certo di non ottenerla: dei cento euro che gli hai prestato, te ne scordi!; quanto alla villeggiatura, per quest’anno scòrdatene; com. anche la costruzione transitiva con la indeterminato: la promozione, tu, te la scordi!