scultura
(ant. scoltura) s. f. [dal lat. sculptura, der. di sculptus, part. pass. di sculpĕre «scolpire»]. – 1. a. L’arte e la tecnica di scolpire, cioè di raffigurare il mondo esterno, o piuttosto di esprimere l’intuizione artistica per mezzo di pietra, legno o altro materiale opportunamente modellato con lo scalpello o strumenti affini: s. in pietra, in marmo, in avorio; s. in legno; per estens. s. in bronzo, in rame, e sim., che si vale dei procedimenti di fusione e getto dei metalli in una forma. In relazione all’età e all’ambiente storico: s. greca, s. ellenistica, s. romana; s. gotica, s. contemporanea; le s. delle età preistoriche; a seconda dei varî indirizzi e stili: s. barocca, s. neoclassica, s. impressionista; con riferimento all’insegnamento dell’arte: scuola di s.; maestro, professore di scultura. Spesso, con valore generico, tipo di arte figurativa che cerca di immettere la forma creata in uno spazio reale, rappresentandone anche la dimensione della profondità: in tal senso include la plastica (s. in cera, in argilla, ecc.), la glittica, l’altorilievo, il bassorilievo, ecc. b. Con sign. concr., opera scolpita: una s. di Donatello, una s. del Trecento; un giardino pieno di brutte s. neoclassiche. 2. Per estens., in alcune scienze, complesso di sporgenze e rientranze formatesi su una superficie indipendentemente dall’opera dell’uomo: a. In biologia, complesso di disegni varî (punti, linee, reticoli, ecc.) in rilievo su una superficie, per es. sulla parete delle spore, dei granelli pollinici, dei semi, delle elitre degli insetti, del tegumento chitinoso degli artropodi, ecc. b. In geologia, s. rocciosa, lo stesso che alveolatura. TAV.