scusa
scuṡa s. f. [der. di scusare]. – 1. L’atto dello scusare e più spesso dello scusarsi, e le parole, la frase con cui si scusa sé o altri: fare, presentare le proprie s.; non c’è bisogno di scuse; biglietto, lettera di scusa. In partic., con riferimento al modo e alla forma con cui ci si scusa, o agli argomenti che si adducono: le faccio le mie s. più sincere, più sentite; s. valide, banali, stiracchiate, non convincenti, ipocrite; queste sono solo magre scuse!; E s’io avesse li occhi volti ad essa, Qual fora stata al fallo degna s.? (Dante); s. non richiesta, accusa manifesta, prov. più spesso citato nella forma lat. excusatio ecc. (v.). 2. a. Perdono di una lieve mancanza o offesa: domandare s.; non venni all’appuntamento, e come se l’offesa non fosse sufficiente, non ti ho neppure telefonato per avvertirti, per chiederti s., per dirti che ripartivo, per salutarti (Soldati); le chiedo s. di quanto le ho detto; non ha avuto l’umiltà di chiedermi s.; com. l’espressione chiedo scusa, usata come formula di cortesia spec. nel dare o dire qualcosa che disturbi altri o interrompa ciò che stanno facendo o dicendo: chiedo s., ma dovrei passare; domando s., a quale ufficio mi dovrei rivolgere? b. Attenuante, parziale discolpa a una mancanza, a un errore, a una colpa: quel che ha fatto non ammette scuse; qui non c’è s. che valga; il suo gesto può trovare una s. soltanto nello stato di disperazione in cui si trova; non si accettano scuse; chi lo volesse difendere in questo, ci sarebbe quella s. così corrente e ricevuta, ch’erano errori del suo tempo (Manzoni). 3. estens. Giustificazione non rispondente a verità, motivo non vero o comunque secondario di un’azione o di un fatto; pretesto: ha inventato una s. per non venire; con la s. che abita lontano arriva sempre tardi; sono tutte scuse per non lavorare; avere sempre una s. pronta; cercare, trovare una s., per esimersi da qualcosa; questa è una s. bella e buona! ◆ Dim., non com., scuṡerèlla, scuṡétta, scuṡina.