sdrucire
(ant. o non com. sdruscire) v. tr. [lat. resuĕre «scucire» (comp. di re- e suĕre «cucire»), col pref. s- (nel sign. 6)] (io sdrucisco, tu sdrucisci, ecc., raro sdrùcio, sdruci, ecc.). – Scucire, aprire lungo le cuciture: s. una giacca per rivoltarla. Per estens., strappare, lacerare: s. un lenzuolo per farne stracci; E Cirïatto, a cui di bocca uscia D’ogne parte una sanna come a porco, Li fé sentir come l’una sdruscìa (Dante); come intr. pron., sdrucirsi: ti si è sdrucita la manica; finché la copertina non comincia a ingiallire,... il dorso a sdrucirsi agli angoli (I. Calvino); con uso fig., tagliare, ferire di taglio: con una coltellata gli hanno sdrucito la pancia. Anticam. anche con uso intr., fendersi, spaccarsi: sentirono la nave sdruscire (Boccaccio). ◆ Part. pass. sdrucito (e sdruscito), anche come agg.: un cappotto tutto sdrucito; alcuni libri sono accatastati sopra una sdruscita seggiola di paglia (Fogazzaro); al di sopra della ῾redingote’ sdrucita si allungava il povero volto emaciato (Tomasi di Lampedusa).