secolo
sècolo s. m. [dal lat. saecŭlum «generazione; lungo spazio di tempo; periodo di cent’anni», e nel lat. crist., sul modello del gr. αἰών, calco a sua volta dell’ebraico, «vita terrena; mondo», in opposizione alla vita celeste eterna (v. più avanti, al n. 2 b)]. – 1. a. Periodo di tempo di cento anni; è, dopo il millennio, la misura massima in uso per il computo del tempo: un s. prima, due s. dopo; a cinque s. di distanza; quasi un s., più di un s.; mezzo s. di storia, di attività; un’istituzione culturale che ha già un s. di vita; un regno durato oltre quattro secoli; nel 2069 si compirà il primo s. dallo sbarco dell’uomo sulla Luna. Spesso con valore enfatico o iperb.: è un s. che ti aspetto; ci mette sempre un s. a prepararsi; sarà un s. che non vado a cena fuori; non lo vedo da secoli; ti auguro di campare mille secoli! Frequente nelle datazioni, nelle quali generalm. si abbrevia, quando è specificato dal numerale, in sec. (più raram. s.); in unione con un aggettivo numerale ordinale, ciascuno dei gruppi di cento anni computati, nel calendario occidentale, a partire dalla nascita di Cristo, data assunta come anno zero: il 4° o IV sec. a. C. (o prima di Cristo), gli anni che vanno dall’inizio del 399 alla fine del 300 a. C.; il sec. 6° o VI d. C. (o dalla nascita di Cristo), il periodo compreso fra l’anno 501 e il 600 incluso; il sec. 13° o XIII (sottint. d. C.), gli anni che vanno dal 1201 al 1300, cioè il Duecento; è vissuto tra il 18° e il 19° secolo, tra il Settecento e l’Ottocento; il sec. 20° o XX, gli anni compresi tra il 1901 e il 2000 compreso. b. Con valore approssimativo, periodo storicamente determinato, ma di durata non esattamente precisabile, che può comprendere uno spazio di tempo più breve di cent’anni (ed equivalente, talora, a periodo): il s. delle grandi scoperte geografiche; il s. d’oro dell’arte musiva; il s. dei trasvolatori atlantici; il s. di Pericle, il s. di Augusto, che si possono intendere sia come l’età di Pericle, di Augusto, sia come il secolo nel quale governò Pericle o quello nel quale regnò Augusto; analogam., il s. dei lumi, dell’illuminismo, del razionalismo (cioè il sec. 18°); il s. del progresso, della rivoluzione industriale; il s. della bomba atomica. Ha sempre valore generico («tempo, periodo») quando ci si riferisce ad avvenimenti storici, a condizioni di vita, alla civiltà, alla cultura, ai costumi: un s. di grande splendore artistico; i s. bui della dominazione straniera; s. barbari, di decadenza. c. Epoca, età in cui si vive, in espressioni quali: le idee di questo s.; i costumi, la moda dell’altro s., del s. scorso; roba dell’altro s. o d’altri secoli, antiquata, superata, non più in uso; è un uomo del s. scorso, arretrato, all’antica (espressioni, queste, usate spec. nel corso del 20° sec. con riferimento all’ottocento, e non ancora in riferimento al Novecento). Alludendo a un secolo o a un’epoca determinata, spesso l’agg. dimostrativo è omesso: così voleva la moda del s. (di quel secolo); le grandi invenzioni del s. (di questo secolo, della nostra epoca); enfaticam.: il processo, lo scandalo, il matrimonio, l’avvenimento, la rapina, la scoperta del s.; il male (o la peste) del s., la tubercolosi, nel sec. 19°, il cancro e l’AIDS nel sec. 20°; riferito a persona: il truffatore, l’assassino del s.; è stata la diva del s.; l’uomo del s.; è un figlio del s., rappresentativo dell’età in cui vive, della generazione cui appartiene. d. Più chiaramente sinon. di età (nel senso più ampio): In cotal guisa già l’antiche genti Si crede esser godute al secol d’oro (Poliziano), nell’età dell’oro; e così il s. d’argento, di ferro, espressioni che nell’uso letterario traducono le corrispondenti latine saeculum aureum, argenteum, ferreum, ecc., con cui si designano periodizzazioni mitiche della storia primordiale dell’umanità, rappresentata come un progressivo allontanamento dalla felicità originaria. e. Valore indeterminato ha sempre al plur., quando non è specificato da numerali, per indicare in genere lungo spazio di tempo: per secoli, per molti s., per lunga serie di secoli; nei s. passati; nei s. avvenire; fatti il cui ricordo si perde nella lontananza, nel buio, nella notte dei s.; al principio dei s., nei tempi più lontani. Analogam. in alcune espressioni molto diffuse, di origine biblica: nei s., nei s. dei s., per tutti i s. dei s., e sim., in perpetuo, per sempre, sino alla fine del tempo (lat. in saecula, in saecula saeculorum, per omnia saecula saeculorum, ecc.); anche, fino alla consumazione dei s., sino alla fine del mondo (lat. in consummatione saeculi, ad consummationem saeculi, dove saeculum, sing., nel lat. del Vangelo [Matteo, 13,40; 13,49; 28,20] significa non «tempo» ma «mondo», come si vedrà al numero seg.). 2. a. letter. Età, senza limiti di tempo ben definiti, con riferimento agli uomini che vivono o sono vissuti in essa: un s. ignorante, vile, inetto; No, ricchezza né onore Con frode o con viltà Il secol venditore Mercar non mi vedrà (Parini). In partic., la generazione o l’umanità vivente: In rimprovèro del secol selvaggio (Dante); La dolce vista del bel viso adorno, Che me mantene, e ’l secol nostro onora (Petrarca). In questo sign., si usa soltanto al sing., e sempre al sing. nei sign. che seguono. b. Il tempo attuale, in quanto stato di vita, e quindi la vita stessa, o il mondo in cui la vita si svolge, in contrapp. o alla morte o alla vita futura, comunque intesa; così nelle espressioni, ormai ant., passare o uscire di questo s., da questa vita, quindi morire; la tua mirabile donna è partita di questo s. (Dante); al contrario, s. futuro, s. immortale, s. nuovo, grande s., espressioni con cui Dante in più luoghi indica la vita eterna, il mondo ultraterreno: di Silvïo il parente [Enea], Corruttibile ancora, ad immortale Secolo andò, e fu sensibilmente (Dante). Su questo sign. ha soprattutto influito il linguaggio evangelico, ricorrendo spesso nel Nuovo Testamento la contrapposizione fra il secolo, o tempo (lat. saeculum, gr. αἰών), presente e il secolo futuro (cfr. Matteo, 12, 32; Marco, 10, 30; Luca, 18, 30); contrapposizione che, in un senso più specificamente ebraico, è fra l’età presente e il regno che Cristo instaurerà alla fine di essa. c. Per estens., e sempre per influenza biblica (cfr. Matteo, 13, 22; Marco, 4, 19; Luca, 16, 8), la vita terrena, mondana, in esplicita o sottintesa opposizione con la vita spirituale, e in partic., nel linguaggio eccles., con la vita religiosa, conventuale; spec. in determinate locuz.: disprezzare le vanità, le ambizioni del s.; abbandonare, fuggire il s.; ritirarsi dal s., rinunciare al s., prendere i voti religiosi; tornare nel s., lasciare il convento (cfr. le analoghe locuz. con mondo). Al secolo, locuz. usata per introdurre il nome che un religioso aveva prima di entrare nell’ordine: frate Agostino, al secolo Giuseppe Rossi; o, con uso estens. e per lo più scherz., per indicare il vero nome di una persona che è più nota con uno pseudonimo: l’attrice Francesca Bertini, al secolo Elena Seracini Vitiello; lo scrittore Alberto Moravia, al secolo Alberto Pincherle. ◆ Poco com. il dim. secolétto (fam. e scherz.) e il pegg. secolàccio. ◆ Il dim. secoletto è stato usato da poeti e letterati nell’espressione (ora scherz. ora polemica) secoletto miterino, che è già nella Satira I di Benedetto Menzini: questo secoletto miterino Ha converso in sassate il berlingozzo. Ricorre poi in Antonio Cesari, riferita al sec. 19°, e in Carducci: la descrizione che facea Salvador Rosa de la letteratura seicentistica torna a pennello a quella di questo secoletto miterino.