secondo1
secóndo1 agg. e s. m. [lat. secŭndus, der. di sequi «seguire»; propr. «che segue, che non offre resistenza», detto dapprima della corrente e del vento, quindi, per contrapp. ad adversus, «favorevole, conforme»; con diverso sviluppo semantico (cfr. che segue = «che viene dopo»), l’uso come numerale ordinale, e il sign. fig. di «inferiore»]. – 1. agg. a. Che, in una sequenza o successione ordinata, occupa il posto corrispondente al numero 2; che segue cioè al primo (nell’ordine, nello spazio, nel tempo) e precede il terzo. Ha perciò, tra le sue funzioni, quella di numerale ordinale (scrivendosi spesso numericamente: 2° o II), ma, a differenza degli altri ordinali, non ha valore frazionario (nelle frazioni si usa mezzo: ½ si legge un mezzo, non un secondo); così, nell’enunciare una successione: i dieci comandamenti sono: primo, ... secondo, ... terzo, ... ecc. (anche con valore avverbiale, equivalente a «in secondo luogo, e poi, secondariamente»: non voglio dargli ascolto, primo perché non ho tempo da perdere, secondo perché è un bugiardo); aggiunto al nome di regnanti o pontefici, sempre posposto e scritto in numeri romani: l’imperatore Federico II, papa Giulio II; in altri riferimenti: il s. mese dell’anno; versare la s. rata; abitare, salire al s. piano (ma come indicazione scritta: piano II); poltrone di s. fila, in teatro; la s. classe elementare, la s. media, la s. liceo, il s. corso, il s. anno di università; il s. volume dell’opera, il s. capitolo del romanzo, la s. scena del s. atto, e sim. (sempre posposto nelle indicazioni scritte, e segnato con numeri romani o arabi: vol. II, cap. II, atto II, scena 2a, ecc.); il s. caso, nella declinazione latina, greca, ecc., il genitivo, che tradizionalmente viene collocato dopo il nominativo. b. Più genericam., che viene dopo il primo: arrivare s., in un luogo, o, nelle competizioni, al traguardo (e quindi, in qualsiasi gara, concorso, ecc., con riguardo all’esito, alla votazione di merito e sim.: riuscire s.; essere il s. in graduatoria o in classifica, ecc.); Io sarò primo, e tu sarai s. (Dante), io andrò innanzi e tu verrai dietro a me; essere chiamato, interrogato s. (o, più spesso, per s.); il s. venuto, ecc. Di cose: è già la s. volta che te lo dico; roba di s. mano, propriam., già passata per un’altra mano, quindi già usata all’atto dell’acquisto (fig.: notizia, informazione, citazione di s. mano, non originale, d’accatto); calze, cravatte, scarpe, vasellame, telerie di s. scelta, scelte fra quelle scartate nella prima scelta e quindi, evidentemente, di qualità inferiore; analogam., s. brodo, ricavato dalla carne, mediante aggiunta d’altra acqua, dopo aver levato il primo brodo; s. vino, bevanda prodotta facendo rifermentare vinacce in acqua addizionata di zucchero e acido tartarico: se le vinacce non sono state torchiate a fondo il prodotto riesce migliore e può ricordare le caratteristiche del primo vino (la sua produzione è, comunque, vietata in Italia); in senso ampio, la s. età, nella vita umana, l’età adulta, la maturità. Quando non si presuppone necessariamente che la serie continui, ma secondo si considera soltanto nella sua contrapp. a primo – come del resto già in alcuni degli esempî precedenti – equivale spesso a «seguente, successivo» (rispetto naturalmente al primo): il s. giorno dopo l’arrivo; prenda la s. strada a destra; al s. tentativo vi riuscì. In denominazione storiche: Secondo Impero, locuz. con cui è indicato l’Impero francese di Napoleone III Bonaparte, durato dal 2 dicembre 1851 al 4 settembre 1870, e così detto in ricordo del Primo Impero di Napoleone I (e stile S. Impero è detto lo stile architettonico e decorativo, di carattere eclettico, che in tale periodo fu molto popolare in Francia); la s. Internazionale (v. internazionale, n. 2 a); la s. guerra mondiale, quella ch’ebbe luogo fra il 1939 e il 1945. In questi casi la serie può anche continuare; manca invece il concetto della continuazione in alcune frasi comuni, nelle quali, per ellissi di un nome, l’agg. è sostantivato al masch. o al femm.: non sei certo tu né il primo né il s. che ... (volendo affermare che non è un fatto raro né isolato, che non è una novità, e sim.); è questa la s. che mi fai; prov., la prima si perdona, la s. si bastona. c. In una successione convenzionale: s. marcia, s. velocità, negli autoveicoli e motoveicoli; anche sostantivato al femm. (v. seconda1, n. 4). d. Quando si considerino solamente due persone o cose, è in genere sinon. di altro, con cui in qualche caso si può sostituire: sono tutti e due assai capaci, ma il primo è onesto, il s. no (lo stesso che: l’uno è onesto, l’altro no); non mi pare che ci sia una s. possibilità, una s. soluzione; la s. metà dell’Ottocento, del Settecento, ecc., spesso abbreviato in il s. Ottocento, il s. Settecento, ecc.; avere un s. fine, agire con s. fine, con uno scopo nascosto, diverso (e per lo più peggiore) da quello apparente; analogam., nella scherma, s. intenzione, azione che si esegue provocando l’iniziativa dell’avversario per parare e rispondere o anche colpire con una uscita in tempo, oppure al solo scopo di provocare una uscita in tempo dell’avversario, parare e rispondere. Come sinon. di altro, nuovo, è spesso usato a indicare persona o cosa che sia molto simile a quella designata dal nome, o che la rinnovi, la sostituisca, e sim.: è stato per noi un s. padre; l’abitudine è una s. natura (frase prov.); tutti lo decantavano come un s. Raffaello; e in frasi negative, anche come sost.: non c’è un s. come lui, non c’è stato un s. dopo lui, e sim. e. Di cosa che si aggiunge a un’altra (uguale alla prima o di genere affine): dare una s. mano di vernice, passare la vernice una seconda volta; in agraria, s. colture sono quelle intercalari da erbaio e da sovescio, e particolarm. quelle da granella (miglio, mais, quarantino, ecc.) e da orto (fagioli, cavoli, ecc.): sono così chiamate rispetto alla coltura principale dell’annata, che di norma è una coltura di rinnovo, come il grano. Oppure, di cosa che viene dopo un’altra analoga e dello stesso nome: s. colazione, quella del mezzogiorno, cioè il pranzo; s. portata o s. piatto (o assol., il s., come s. m.; v. oltre, al n. 5 c), con riferimento a vivande portate in tavola (ant., s. mensa, con lo stesso senso, o per indicare il pranzo dei domestici, che seguiva quello dei signori); avere una s. fioritura; è nella sua s. giovinezza; si teme una s. ricaduta; il s. romanticismo (che è piuttosto da intendersi: il secondo periodo del romanticismo); passare a s. nozze, sposarsi nuovamente; e così s. moglie, s. marito, figli di s. letto. Comuni (anche in usi ufficiali) le locuz. s. casa, quella che, in aggiunta alla casa in cui si risiede abitualmente (prima casa), si possiede per lo più in una località di villeggiatura; s. lavoro, quello a cui si attende nel tempo libero dal lavoro principale. 2. agg. a. In una successione ideale di valori, serve a qualificare ciò che si considera di minore importanza o pregio rispetto a ciò che è detto o considerato primo (ma che in qualche caso, non sempre, può essere a sua volta seguito da valori ancora inferiori): vettura, cabina, posti di s. classe (di classe inferiore rispetto alla prima), in treno e in nave; vincere il s. premio; stella di s. grandezza; carne di s. qualità; albergo di second’ordine; venire, passare in s. linea; essere una figura di s. piano; fare le s. parti (cioè le meno importanti). Riferito a persona: non sono, non mi ritengo s. a nessuno (e precisando il campo della superiorità: come pianista, come cacciatore, o nel nuoto, nel salto con l’asta, ecc., non è s. a nessuno); il s. pilota, il s. macchinista; nelle compagnie teatrali: s. attore, con parti d’importanza dopo il primo; s. donna, quasi sempre con funzioni di rivale della prima attrice; s. donna di spalla, con funzioni analoghe alla seconda donna; secondo brillante, nella farsa e nella pochade; s. vecchio. In questi ultimi esempî, più che una gerarchia di valore o d’importanza, indica una diversità di funzione o di grado; analogam., in marina: s. ufficiale, nella marina mercantile, quello che viene gerarchicamente subito dopo il primo ufficiale (ossia occupa il 3° posto dopo il capitano); s. capo, nella marina militare, sottufficiale di grado corrispondente al sergente maggiore dell’esercito; lo stesso valore ha anche la locuz. aggettivale in seconda, nella denominazione comandante in seconda (più raro in secondo, e più semplicem. il secondo), che nelle navi militari designa l’ufficiale di vascello più elevato in grado dopo il comandante (quando è ufficiale inferiore, si chiama ufficiale in seconda o tenente). Né esprime una sottovalutazione rispetto a primo nella designazione delle parti di un complesso strumentale: primo e s. violino (in un duo, in un quintetto, ecc.); i primi e s. violini (in un’orchestra), ecc.; e pop., cantare, fare da secondo, fare l’accompagnamento a chi cantando o suonando esegue la parte del canto. b. In alcuni casi, al contrario, indica non inferiorità ma superiorità, importanza o pregio maggiore rispetto al primo, quando questo è idealmente concepito come l’elemento più basso di una serie ascendente (simile alla disposizione e alla denominazione dei piani di un edificio): la s. classe, il s. corso, di una scuola, di un ciclo di lezioni, e sim.; patente, diploma di s. grado. 3. agg. Con sign. specifici: a. Minuto secondo e anche, più spesso, secondo s. m., unità di misura del tempo (simbolo la lettera s, talora posta a esponente, che ha sostituito il simbolo sec del passato), pari alla 60a parte del minuto primo: mancano ancora pochi s. alle nove; la lancetta dei secondi. È unità fondamentale in tutti i sistemi di unità di misura assoluti e in varî sistemi pratici; definito in passato come una opportuna frazione del giorno solare medio o dell’anno solare medio (v. tempo, n. 2 a), nel SI dal 1967 la sua definizione è legata alla frequenza di una particolare transizione dell’atomo di cesio (v. anche unità, n. 2 b). b. Il secondo (o s. sessagesimale) è anche unità di misura degli angoli pari alla 60a parte del minuto primo (e quindi alla 3600a parte del grado) e rappresentata con la notazione ′′: così, per es., 45° 3′ 30′′ si legge: 45 gradi, 3 primi, 30 secondi; per analogia, ancora nell’ambito delle misure di angoli, è chiamata talora s. centesimale la centesima parte del grado centesimale, come sottomultiplo del secondo ordine di questo ultimo. c. Secondo-luce, unità di misura delle distanze astronomiche relativamente piccole, pari alla distanza percorsa nel vuoto dalla luce in un secondo, cioè pari a circa 300.000 km. d. In matematica, seconda potenza di un numero, il suo quadrato (in quanto questa potenza viene indicata con l’esponente 2, e in analogia con terza, quarta potenza, ecc.): innalzare alla s. potenza, o assol. alla seconda. 4. agg. letter. Prospero, favorevole, propizio (sign., questo, che in latino era l’originario): navigare col vento s.; Così gli andavan le cose seconde! (Boccaccio); co’ Macedoni fu seconda la fortuna et prospera quanto tempo in loro stette l’uso delle armi coniuncto con amor di virtù (L. B. Alberti). Di qui la locuz. avv. a seconda, oggi molto più comune che l’agg., in questo sign. (v. seconda1). 5. s. m. Oltre agli usi come sost. già veduti, si segnalano i seguenti: a. Nelle vertenze cavalleresche, uno dei due padrini (l’altro è detto testimone) che assistono durante lo scontro i duellanti: egli ebbe un duello ... il marito fece da s. (Verga). b. Nel pugilato, l’assistente del pugile il quale, da solo (s. principale) o insieme a un aiutante (s. aiutante), è autorizzato ad assisterlo, materialmente e psicologicamente, anche dentro il quadrato, durante gli intervalli tra ripresa e ripresa di un incontro, e che ha la facoltà di far cessare l’incontro, gettando l’asciugamano sul quadrato: fuori i s.!, ordine con cui, poco prima dell’inizio dell’incontro o delle varie riprese, l’arbitro intima ai secondi di uscire dal quadrato. c. Per ellissi di piatto, la seconda portata di vivande, a pranzo o a cena: non mangio la minestra, prenderò solo il secondo; anche: un pranzo con tre secondi, con tre pietanze diverse presentate dopo il primo piatto.