sede
sède s. f. [dal lat. sedes «sedia, seggio», poi «luogo di residenza, dimora, ecc.», corradicale di sedēre «stare seduto»]. – 1. Col sign. originario di «seggio» (raro anche nell’ital. ant.), solo in espressioni ecclesiastiche come Santa Sede, Sede Apostolica, Sede papale, che indicano propriam. la Cattedra di s. Pietro, e quindi il pontefice, l’istituto del pontificato, il governo della Chiesa in quanto esercitato dal papa e dagli organi ausiliarî della Curia romana; analogam., vacanza della s. apostolica, o s. vacante, il periodo che intercorre tra la morte, o rinuncia, del sommo pontefice e l’elezione del nuovo papa; nelle diocesi, s. vacante è il periodo tra la fine del governo di un vescovo e la nomina del suo successore. Cfr. l’uso di sedia in Dante (Par. XII, 88) per indicare il papato: a la sedia che fu già benigna Più a’ poveri giusti... 2. a. Luogo di residenza, dimora, domicilio; ufficio, agenzia che ha s. a Roma; prendere s. in una città del nord; porre, stabilire, trasferire la propria s.; cambiare s.; popoli che emigrano in cerca di nuove sedi. In antropogeografia, s. umane, le varie forme dell’insediamento umano, dette, a seconda del modo in cui le popolazioni stabiliscono le loro dimore, s. sparse o isolate, s. unite o agglomerate. Per estens., poet., territorio, regione in genere: Sotto barbaro piede Rintronerà quella solinga sede (Leopardi, con riferimento alle Alpi). Fig., nel linguaggio poet. o mistico, la s. celeste, la s. superna, il paradiso; analogam.: Donna che lieta col Principio nostro Ti stai ... Assisa in alta e glorïosa sede (Petrarca, rivolto a Laura), ma qui forse sede ha il sign. originario di «seggio». b. In partic., la città, e in genere il luogo, in cui svolge la sua attività un organismo politico o amministrativo, un’autorità, un istituto, ecc.: la s. del governo, dell’ambasciata, dell’università; la capitale dell’Olanda è Amsterdam, ma la s. del governo è L’Aia (oppure: ma il governo ha s. all’Aia); s. vescovile, arcivescovile; Pisa è s. di tribunale. Per l’uso analogo del termine nel linguaggio militare, v. stanza1, n. 1 b. Spesso s’intende invece il palazzo, l’edificio in cui un organismo, un istituto, un’impresa, un ufficio risiede: la s. del prefetto, del municipio; Montecitorio è la s. della Camera dei deputati; il Senato ha s. a Palazzo Madama; le s. dei partiti sono tutte nel centro della città; la s. principale dell’azienda è stata progettata da un famoso architetto; recarsi alla s. del giornale; l’azienda ha bisogno di una s. più ampia; s. sociale, l’edificio dove sono raccolti gli organi amministrativi e direttivi di un’associazione; s. centrale, di una banca, di una grande impresa, quella dove risiedono gli organi direttivi, in contrapp. alle filiali o succursali e alle s. periferiche; s. amministrativa, di un’azienda, il luogo dove è stabilito il suo organo direttivo. In diritto, il domicilio della persona giuridica: s. legale, quella indicata nell’atto costitutivo; s. effettiva, quella nella quale la persona giuridica ha il centro principale dei proprî affari. In banca il termine sede è usato per indicare filiali di una certa importanza che, per la mole del lavoro che a esse fa capo e per la maggiore ampiezza delle facoltà concesse ai loro dirigenti, godono di una certa indipendenza, pur restando sempre sotto la sorveglianza e l’alta direzione della Direzione centrale. In molti di questi casi, s’intende talvolta non l’edificio ma gli uffici che vi risiedono: è arrivata una circolare dalla s. centrale; si rivolga direttamente alla nostra s. di Milano. In un senso più astratto, luogo in cui si svolgono, solo temporaneamente, determinate attività: quest’anno il nostro liceo sarà s. d’esami; la scuola media del quartiere è stata scelta come s. del seggio elettorale; Venezia è s. tradizionale del festival del cinema. c. Centro assegnato a un funzionario, a un ufficiale, a un dipendente dello stato o di altri enti pubblici per l’esercizio della sua funzione: s. di prima nomina; raggiungere la s.; chiedere il trasferimento ad altra s.; elenco delle s. libere, delle s. vacanti, delle s. scoperte; grandi e piccole s., città principali e luoghi più piccoli, in quanto si considerino come residenza di funzionarî, ecc.; indennità di s. disagiata, particolare indennità che viene concessa a funzionarî e in genere a dipendenti per compensarli del disagio inerente alla prestazione del servizio in determinate sedi. d. L’ufficio occupato da un funzionario, da un impiegato, e sim.: in questo momento il capo divisione non è in s., è fuori sede (frase che, però, può essere interpretata in più modi, intendendosi per sede ora l’ufficio, la stanza, ora il palazzo, ora la città). Per la locuz. fuori sede (o fuorisede), con riferimento a studenti o lavoratori che studiano o lavorano in località diverse da quella di residenza, v. fuorisede. 3. Usi estens. e fig.: a. Luogo dove si fa o si svolge qualche cosa; solo in determinate frasi: non mi pare questa la s. adatta per ...; se ne riparlerà, ne discuteremo in altra s. (che vuol dire anche in altro momento, in altra circostanza); nel linguaggio forense, in separata s. (soprattutto in frasi come danni da liquidarsi in separata s., e sim.), in un giudizio che non è quello in corso di svolgimento, oppure extragiudizialmente (si dice anche in s. extragiudiziale); fig., ne parleremo poi in separata s., a parte, privatamente, a quattr’occhi (e così ritirarsi in separata s., e sim.). Ancora con sign. fig.: in s. di giudizio, in s. d’esami, in s. di revisione, in s. di liquidazione, in s. di bilancio, nel momento, nell’atto in cui si fa il giudizio, la revisione, ecc. Con uso analogo, nel linguaggio parlamentare, in s. deliberante, con riferimento a commissione che ha il compito di approvare un provvedimento in modo definitivo, senza ulteriore rinvio all’assemblea plenaria; per le locuz. in s. referente e in s. redigente, v. rispettivam. referente e redigente. b. Luogo in cui s’immagina che risiedano qualità o facoltà astratte: anticamente si pensava che il cervello fosse la s. dell’intelligenza, e il cuore la sede degli affetti; Là ne la bella Italia, ov’è la sede Del valor vero e de la vera fede (T. Tasso). Nel linguaggio medico e nell’uso com., parte o organo del corpo in cui ha origine, o in cui si manifesta una malattia, una disfunzione e sim.: la s. dell’infezione è nell’apparato digerente; il calcolo ha s. nel fegato; diagnosi di sede, diagnosi che precisa il luogo esatto in cui si sviluppa un determinato processo morboso (per es., diagnosi di s. di un tumore). c. Parte di una parola nella quale si verifica un determinato fenomeno (per lo più di natura fonetica): la s. dell’accento, la sillaba sulla quale cade l’accento stesso; una parola con accento in prima, in seconda, in terza sede; le sillabe che, nel verso endecasillabo, sono sedi d’accento. d. Di cose materiali, il luogo in cui stanno abitualmente, o nel quale devono essere ricollocate: il quadro rubato è stato recuperato ed è tornato nella s. originaria; alloggiamento, per lo più incavato, in cui è posto un elemento o un organo meccanico: la s. della bietta; posizionare il perno nella sua sede. Analogam., con riferimento al corpo umano o animale, il luogo normalmente occupato da un organo: la testa del femore è uscita dalla sua s.; il capo articolare si è spostato dalla sua sede. e. S. stradale: espressione con cui si indica sia la piattaforma stradale, sia il volume delimitato dalla piattaforma, dalle scarpate laterali e dalla superficie naturale del terreno preesistente alla costruzione della strada; più comunem., la parte della strada riservata allo scorrimento dei veicoli; s. tranviaria, la parte della strada riservata ai tram.