sedurre
(ant. sedùcere, sodurre, soddurre) v. tr. [dal lat. sedŭcere, comp. di se- «a parte, via» e ducĕre «condurre, trarre» (rifatto secondo i verbi in -durre come condurre, dedurre, ecc.), nel sign. assunto dal lat. eccles. (nel lat. class. significava «trarre in disparte, disunire»); le accezioni dei nn. 2 e 3 risentono del fr. séduire] (coniug. come condurre). – 1. letter. Distogliere dal bene con lusinghe e allettamenti, traviare: nessuna ricchezza può s. chi è veramente onesto; sviare, indurre in errore, in colpa: E s’altra cosa vostro amor seduce, Non è se non di quella alcun vestigio, Mal conosciuto, che quivi traluce (Dante); sedurre è incitare al male con finte ragioni che quello sia bene, e che non sia male (Segneri). 2. Indurre una persona, forzandola con false promesse, o legandola a sé con il proprio fascino, ad avere rapporti sessuali: una ragazza inesperta, sedotta e abbandonata da un uomo senza scrupoli; l’ha sedotta con la promessa del matrimonio, ma era già sposato; l’ha sedotto con i suoi atteggiamenti provocanti. Per l’accezione più circostanziata con cui il verbo è usato nel linguaggio giur., v. seduzione. 3. estens. e fig. Avvincere, allettare; attrarre fortemente a sé, esercitare un forte fascino: quella donna seduce tutti con la propria bellezza; una musica che seduce; sono stato sedotto dal suo modo di parlare; l’idea del viaggio mi seduce; non ti lasciare sedurre dalle sue promesse, dalle sue moine; è una proposta vantaggiosa, che sedurrebbe chiunque; si è fatto sedurre dalla politica. ◆ Part. pres. seducènte, anche come agg. (v. la voce). ◆ Il part. pass. sedótto ha per lo più valore verbale: una ragazza da lui sedotta e resa madre (Pirandello); rimanere sedotto dal miraggio, dalla speranza del guadagno; con accezione partic. e non com., sviato dalla realtà, indotto in errore o a un’interpretazione erronea: le parole non rimangono che nella memoria per lo più infedele e spesso sedotta degli ascoltanti (Beccaria).