sega
séga s. f. [der. di segare]. – 1. Utensile destinato a tagliare legname, metalli, pietre, ecc., costituito da una lama di acciaio, munita di dentatura, che viene fatta scorrere sull’oggetto da tagliare con moto di va e vieni oppure continuo, con opportuna pressione: s. a mano, azionata manualmente, con moto alternativo; s. a lama libera, quando è fornita di una sola impugnatura a un capo della lama (come, per es., il saracco e il gattuccio); s. a lama tesa, quando la lama è unita alle due estremità a un telaio che ne assicura la tensione (s. da falegname, segone intelaiato, ecc.); s. ad archetto, v. seghetto; s. meccanica, azionata da motore a scoppio, elettrico o ad aria compressa (detta più comunem. segatrice, se adoperata per usi industriali); s. a catena, v. motosega; s. a disco (o s. circolare), sega elettrica con lama a forma di disco dentato; s. a nastro, la cui lama è un nastro metallico continuo, scorrevole su due pulegge (v. anche segatrice). In partic., s. filiforme del Gigli, strumento chirurgico costituito da un filo di acciaio tagliente fermato a due manici, che viene manovrato premendo dalla profondità verso la superficie, per non rischiare di offendere gli organi profondi. Coltello a s., con lama dentata, usato per tagliare pane, dolci e sim. 2. Strumento musicale usato a partire dal primo Novecento nelle orchestre di musica leggera e di musica jazz; è costituito da una normale sega flessibile, tenuta tra le ginocchia dell’esecutore, che viene suonato strisciando l’orlo non dentato della lama con un archetto di violino, di violoncello o di contrabbasso, generando così un suono lungo e lamentoso, oppure, più raramente, battendo la lama stessa con un martelletto ricoperto di feltro. 3. Pesce sega (pl. pesci sega), pesce cartilagineo della famiglia pristidi (con due specie, Pristis pristis e Pristis pectinata) presente nell’Atlantico occid. e anche, ma piuttosto raro, nel Mediterraneo, caratteristico per il cranio calcificato, prolungato in un lungo rostro con le scaglie placoidi trasformate in denti che si dispongono lungo i margini. 4. Usi estens. e fig., con riferimento alla forma dello strumento: a. In paletnologia, lama di selce, ossidiana o altra pietra, che presenta una serie di minute intaccature regolari. b. Nel linguaggio milit., formazione a sega, schieramento adottato talvolta dalle truppe di fanteria nei secoli 15° e 16° per fermare lo slancio dell’attaccante; era costituito da una linea di cunei al cui vertice erano i più forti e valorosi moschettieri, picchieri o alabardieri. c. In alcuni antichi stati italiani, nome di alcune imposte per testa o per famiglia, a carattere giornaliero, in quanto le loro rate quotidiane erano uguali come i denti di una sega; ebbero talora carattere di prestito obbligatorio ma fruttifero, a volte anche di multa a sconto di pene o bandi o di corrispettivo per l’esenzione dalla milizia. d. Per le oscillazioni a denti di sega, in elettronica, v. dente, n. 2 b. 5. Con allusione al caratteristico movimento di va e vieni alternato con cui si fa scorrere lo strumento: a. In etnologia, procedimento a s., uno dei tre metodi di accensione del fuoco per forte strofinamento, consistente nell’imprimere un rapidissimo movimento di andirivieni a una bacchetta, giunco o liana, tirata alternativamente per le due estremità, contro un tronco o bastone secco, di solito previamente intaccato a scanalatura, oppure a un bambù spaccato per metà contro l’altra metà del medesimo. b. volg. Masturbazione maschile. Si usa anche in frasi in cui equivale a «niente»: non valere, non capire una s., non m’importa una s., e sim.; o, in funzione di predicato riferito a persona, essere una s., essere inetto, incapace, soprattutto in attività che richiedono una certa destrezza: a giocare a pallone, sei proprio una sega. 6. region. Nel gergo studentesco dell’Italia centr., fare sega (a scuola), marinare la scuola, fare forca. ◆ Dim. seghétta (v.), seghétto m. (v.), non com. seghina; accr. segóne m. (v.) e segóna; pegg. segàccia.