segare
v. tr. [lat. sĕcare «tagliare»] (io ségo, tu séghi, ecc.). – 1. Tagliare, dividere in due o più parti con la sega: s. un tronco, un ramo, una trave, una tavola; s. i piedi del tavolino per abbassarlo; s. un tondino di ferro; i detenuti hanno segato le sbarre della prigione e hanno preso la fuga; s. una pietra, un diamante; anche assol.: s. a mano, a macchina; questo arnese non sega più bene, bisogna farlo affilare. Con tono scherz., s. il violino, suonarlo male, traendone suoni striduli, come se si azionasse una sega. 2. a. Tagliare, recidere, solo nelle locuz. s. la gola, s. le vene; Tu hai dallato quel di Beccheria Di cui segò Fiorenza la gorgiera (Dante). Frequente con uso iperb., stringere tanto da fare male, da penetrare nella pelle: il rapito è stato legato con una corda che gli ha segato i polsi; quest’anello è troppo stretto, mi sega il dito; lo zaino non va; sega le spalle: dovrò cambiarlo, alleggerire il carico (Eraldo Affinati). b. region. Falciare, mietere: s. il fieno, il grano; il sentore d’erba segata (Bacchelli). c. ant. Intersecare (v. secare, nel sign. 2).