segnale
s. m. [lat. tardo signale, neutro sostantivato dell’agg. signalis, der. di signum «segno»]. – 1. a. Indicazione di tipo ottico o acustico, per lo più stabilita d’intesa o convenzionale, con cui si dà una comunicazione, un avvertimento, un ordine a una o più persone: dare, attendere, aspettare, vedere, sentire, ricevere il s.; il comandante diede il s. della battaglia, il s. d’attacco; il capostazione fischiò per dare il s. della partenza; al s. convenuto si mossero tutti insieme; fare segnali con razzi, con fumate, con fuochi, con le braccia, con le bandiere, agitando un panno, ecc.; s. radioelettrici; segnali di soccorso, in alpinismo, indicazioni di richiesta di aiuto, consistenti nella reiterazione di richiami acustici o ottici emessi a intervalli regolari, oppure nell’assunzione di particolari posizioni delle braccia, ognuna delle quali corrispondente a uno specifico messaggio; s. acustici e luminosi, di cui si servono i guidatori di autoveicoli per avvertire della loro presenza, del cambiamento di direzione, ecc.; s. di tromba, in uso nella vita militare per avviare le varie operazioni relative alla vita di caserma e all’attività dei reparti in marcia, in manovra, ecc.; s. d’allarme, di cessato allarme, dati per segnalare un pericolo, per es. per il brillamento di una mina, per un’incursione aerea, ecc.; s. orario, oggi in genere trasmesso dalla radio o televisione per comunicare l’ora esatta, che in passato (oggi solo raramente) veniva annunciata con altri mezzi, ottici o acustici; sempre in radiofonia, s. d’inizio, di una trasmissione o di un programma; s. d’intervallo, suoni di varia natura, registrati su disco e trasmessi prima d’iniziare una trasmissione o nell’intervallo fra due programmi consecutivi; tra le segnalazioni acustiche automatiche, nelle comunicazioni telefoniche, il s. di linea libera, di linea occupata, ecc. b. In senso concr., qualsiasi oggetto, strumento o dispositivo usato per fare segnalazioni: s. notturni, diurni; s. fissi, mobili; a un certo punto, un s. avvertiva che la strada era interrotta per frana; omesso collocamento di segnali, contravvenzione concernente l’incolumità pubblica; s. geodetico, v. geodetico; s. aeroportuali visivi, che servono a dare particolari informazioni o istruzioni o a delimitare zone o descrivere percorsi preferenziali per gli aerei in rullaggio; s. ferroviarî, l’insieme dei dispositivi (s. dei treni, s. della linea e delle stazioni; s. per le manovre con locomotiva; s. sussidiarî, s. accessorî) che servono a disciplinare il traffico su strada ferrata; s. d’allarme (oggi chiamato freno d’emergenza), nei treni, dispositivo azionato tirando delle maniglie ubicate negli scompartimenti delle carrozze e delle automotrici, che consente al viaggiatore di ottenere l’arresto rapido del convoglio in caso di giustificata gravissima necessità. c. Grande importanza hanno, nella navigazione, i s. marittimi che servono a segnalare al navigante il punto di atterraggio, un passaggio obbligato, un pericolo, un porto, ecc.: possono essere ottici (ossia luminosi, come i fari, oppure non luminosi, come i dromi e molte mede) e sonori (ossia tali da emettere segnali acustici, come i nautofoni in caso di nebbia); s. fissi, quelli collegati rigidamente alla superficie terrestre come i fari, i fanali, le mede, ecc. oppure galleggianti, ossia ormeggiati sul fondo del mare (come le boe, i gavitelli, ecc.); l’insieme di tutti i segnali costituisce il sistema di segnalamento marittimo necessario per il regolare svolgimento della navigazione e prevede, in accordo a convenzioni internazionali (peraltro non universalmente seguite) tutta una serie di segnali complementari ai fari, tra cui i s. laterali, indicanti alle imbarcazioni in avvicinamento alla costa il lato di dritta o di sinistra di un canale, il limite di dritta o di sinistra di un’ostruzione (per es., una diga) o dell’imboccatura di un porto, ecc.; si hanno inoltre s. di pericolo isolato (un miraglio costituito da due sfere rosse sovrapposte, con luce notturna bianca a due lampi), s. di acque sicure (un miraglio costituito da una sfera rossa, con luce notturna bianca intermittente); s. speciali, di colore giallo; e i s. di presagio (v. presagio, n. 2 c). Sono chiamati, genericamente, s. navali, quelli, luminosi o acustici, portati o effettuati da una nave in accordo a convenzioni internazionali volte a evitare gli abbordi in mare e a prestare assistenza e soccorso alle persone: tra essi, i s. notturni di navigazione, costituiti dai fanali di navigazione (v. fanale) accesi obbligatoriamente con scarsa visibilità e di notte; i s. notturni di posizione, costituiti dai fanali di fonda regolarmente accesi; i s. di manovra, effettuati, in acque ristrette, con il trasmettitore a luci in testa d’albero (o con la sirena) per indicare alle navi vicine il lato ove si sta per accostare; i s. di pericolo, effettuati per indicare bisogno di soccorso (razzi o artifizî pirotecnici proiettanti stelle rosse, segnale morse a luci o radiotelegrafico corrispondente a S.O.S., ecc.); i s. di salvataggio, effettuati da un aeromobile per guidare i soccorritori verso le persone in pericolo; i s. di lontananza, le quattro figure in tela dipinta di nero (pallone, cilindro, piramide con vertice in alto, piramide con vertice in basso), le cui combinazioni servono per segnalazioni marittime, in sostituzione delle bandiere di segnalazione, quando a causa della distanza non sarebbe più possibile distinguere il colore delle bandiere stesse. d. S. stradali, il complesso dei cartelli e dispositivi di indicazione, di solito fissi o più raram. installati su veicoli, che l’autorità, in base a norme internazionali, predispone o prescrive allo scopo di rendere più sicura e agevole la circolazione stradale di veicoli e pedoni; s. verticali, i cartelli posti generalmente sul bordo destro della strada che, con la combinazione di forma geometrica, colore e simbolo, trasmettono un determinato messaggio di sicurezza: si distinguono in s. di pericolo, s. di prescrizione (a loro volta suddivisi in s. di precedenza, s. di divieto e s. di obbligo) e s. di indicazione (suddivisi in s. di preavviso, s. di direzione, s. di conferma, s. di identificazione strade e progressive distanziometriche, s. di itinerario, s. di località e localizzazione, s. di nome strada, s. turistici e di territorio, s. che danno informazioni necessarie per la guida dei veicoli, s. che indicano installazioni e servizî); altri segnali, di maggiori dimensioni, sono posti sulla carreggiata e costituiscono la segnaletica orizzontale (v. segnaletica). 2. Più genericam., spec. nella lingua ant., segno, in senso astratto o concreto: tutto nel viso cambiato, eziandio se parola non avesse detta, diede assai manifesto segnale ciò esser vero che Ambruogiuolo diceva (Boccaccio); un caro fanciullo, vispo, per dire il vero, più del bisogno, ma che, a tutti i s., mostra di voler riuscire un galantuomo (Manzoni). Anticam., ebbe anche altri sign. proprî di segno, cioè indizio, prodigio, manifestazione di volontà, insegna, segno di riconoscimento, ecc.; anche lasciapassare: diede loro uno s., per lo quale e’ non potessono essere offesi da persona (Fior. di s. Franc.). 3. Nel linguaggio politico-diplomatico, azione o notizia condotta o articolata in un determinato modo da un governo e sim., per far intendere alla controparte le proprie intenzioni che non possono essere dichiarate apertamente. 4. Nei libri (spec. messali o codici), lo stesso che segnacarte. 5. In biologia, ogni comunicazione trasmessa da un punto a un altro di una cellula, o di un organismo, oppure da uno a un altro individuo, o ancora dall’ambiente agli organismi: s. nervosi, chimici, ormonali; s. acustici, tattili, termici, visivi, luminosi. 6. In elettrotecnica, e spec. in elettronica, denominazione generica di tensioni o di correnti elettriche o di radioonde applicate all’ingresso di un’apparecchiatura (s. d’entrata) o disponibili all’uscita dell’apparecchiatura stessa (s. d’uscita): s. a bassa frequenza, s. a radiofrequenza, s. modulato, s. audio, s. video, s. impulsivo, s. sinusoidale, s. a gradino, s. a dente di sega, ecc.; generatore di segnali, dispositivo che genera in uscita segnali di forma opportuna e di ampiezza e frequenza variabili, a scopo di misurazione, controllo, temporizzazione, ecc.; s. di cadenza (è spesso usato il termine inglese «clock»), segnale di frequenza fissata che regola la temporizzazione di un circuito sequenziale, in partic. di quelli alla base dei microprocessori e dei calcolatori elettronici; s. di scatto, v. scatto, n. 4. Per estens., in informatica, nome generico di qualunque forma di materia o, più spesso, di energia capace di propagarsi portando con sé informazioni: s. biologici (che recano con sé un’informazione di natura biologica), s. sonori o acustici (per es., quelli emessi dall’altoparlante di un radioricevitore), s. luminosi o ottici (per es., quelli emessi da un telegrafo a lampi di luce codificati o dal cinescopio di un televisore), s. radio o radiosegnali, ecc.; in qualche caso equivale a comando, stimolo, e sim. Attualmente i segnali più importanti in moltissime applicazioni sono i s. elettrici, in quanto tutti i segnali di altra natura possono essere convertiti in segnali elettrici, e questi sono quelli che assai più facilmente rispetto agli altri possono essere trasmessi anche a grande distanza, elaborati in qualsivoglia modo e convertiti, se utile o necessario, in segnali di altra natura; si parla di s. analogici quando il messaggio è rappresentato attraverso una grandezza analogica (la variazione di una tensione, di una corrente, ecc.), e di s. digitale quando il messaggio è trasmesso in codice binario. Nella tecnica televisiva, s. d’immagine è il segnale d’uscita di un tubo da ripresa televisiva (iconoscopio, orticon, ecc.); s. di sincronismo (o s. sincronizzante), quello usato per la sincronizzazione di un oscillatore, di un gruppo di stazioni radiotrasmittenti, di immagini teletrasmesse, ecc. ◆ Dim. segnalino, ciascuno dei nastrini che si appendono talvolta alle sartie delle navi con funzione di mostravento.