seguace
agg. e s. m. e f. [lat. sequax -acis, agg., der. di sequi «seguire»]. – 1. agg., ant. e letter. Che segue; in senso proprio: nel polveroso agosto, O nel mese dinanzi o nel s. (Ariosto); donna dagli occhi s. (D’Annunzio); e in senso fig., che segue con attenzione: «Le tue parole e ’l mio s. ingegno», Rispuos’io lui, «m’hanno amor discoverto ...» (Dante). 2. s. m. e f. Chi segue una dottrina, una scuola, una corrente o un maestro: i s. dell’aristotelismo, dell’idealismo; un s. dell’esistenzialismo, dello strutturalismo, delle teorie postmoderne; un valente studioso, s. di Benedetto Croce; un s. del Caravaggio; i s. di Maometto, i maomettani; i s. di Cristo, i primi cristiani o anche i cristiani in genere (con sign. specifico, altro nome degli aderenti alla setta cristiana dei nazareni ungheresi: v. nazareno). 3. s. m. Con uso fig., poet., affluente di un fiume: Su la marina dove ’l Po discende Per aver pace co’ seguaci sui (Dante), con i suoi affluenti, che si gettano in esso proseguendo poi il suo stesso corso.