selenio
selènio s. m. [lat. scient. Selenium, der. del gr. σελήνη «luna», sul modello di tellurio (v.), per la somiglianza delle proprietà dei due elementi]. – Elemento chimico di simbolo Se, numero atomico 34, peso atomico 78,96, esistente in varie forme allotropiche, rarissimo allo stato nativo, ma relativamente diffuso come seleniuro in associazione con zolfo e solfuri, e presente anche nelle acque marine e in alcune piante, dette selenifere; ottenuto in passato per recupero dalle polveri dei forni di arrostimento e dalle melme delle camere di piombo degli impianti per la fabbricazione dell’acido solforico, si ricava oggi dalle melme anodiche degli impianti di raffinazione elettrolitica del rame (e anche per recupero dai cilindri delle fotocopiatrici), e viene usato nella fabbricazione di dispositivi elettronici (raddrizzatori e cellule fotoconduttrici), nell’industria del vetro, delle ceramiche, nella fabbricazione di smalti e pigmenti, nei procedimenti xerografici di fotoriproduzione, e in chimica come deidrogenante e come catalizzatore. In tracce, il selenio svolge un ruolo indispensabile per una corretta alimentazione: è presente in alimenti di origine vegetale (cereali) e animale (carni e frattaglie); è un costituente essenziale di alcuni enzimi coinvolti nelle reazioni di ossidoriduzione e nelle difese dell’organismo nei confronti dei radicali liberi dell’ossigeno. Malattie da s. (o seleniosi), intossicazioni che si osservano tra gli operai addetti a particolari lavorazioni in cui si usa selenio nell’industria elettronica e vetraria, e che si manifestano con l’odore agliaceo dell’alito e disturbi dell’apparato digerente e respiratorio.