selva
sélva s. f. [lat. sĭlva]. – 1. Associazione vegetale di alberi spontanei su un’estensione notevole di terreno, e il terreno da questa occupato: s. d’abeti, di betulle; una s. folta, grande, tenebrosa; Nel mezzo del cammin di nostra vita Mi ritrovai per una s. oscura (Dante); Risonava la s. intorno intorno Soavemente all’ôra mattutina (Poliziano). È in genere sinon. (più letter.) di bosco, talora anche di foresta; nell’uso tosc., usato assol., indica il bosco di castagni. Prov., portare legne (o legna) alla s., portare una cosa dove ce n’è già grande abbondanza, dire cose ovvie e superflue (cfr. il prov. più com. portare vasi a Samo). 2. estens., poet. Albero, legno: E non se transformasse in verde selva Per uscirmi di braccia (Petrarca). 3. fig. a. Moltitudine di cose o persone molto fitta, e talora intricata e confusa: una s. di capelli; una s. di lance; Da strana circondato e fiera selva D’aste e di spade e di volanti dardi (Ariosto); Perché ci stanno addosso Selve di baionette ...? (Giusti); una s. di errori, di cifre, di appunti; Ma passavam la s. tuttavia, La s., dico, di spiriti spessi (Dante). b. letter. Raccolta di appunti e di annotazioni; libro miscellaneo di erudizione varia; raccolta di poesie di argomento e genere vario o composta in forma non organica e non definitiva. Per lo più come titolo: le «Selve» di Stazio; le «Selve» del Poliziano; altro non ho composto poi, se non una s. per le nozze (Chiabrera).