selvatico
selvàtico (tosc. e region. salvàtico) agg. [lat. silvatĭcus (lat. volg. salvatĭcus), der. di silva «selva»] (pl. m. -ci, ant. o dial. -chi). – 1. a. Di pianta, che nasce spontaneamente e cresce e vegeta senza cure: fico, pesco, olivo s.; erbe s.; fiori s.; rose s., ecc.; per la vite s., v. vite1. Come s. m., in agraria, il soggetto sul quale viene eseguito l’innesto, qualora provenga da semi di specie spontanea: innestare sul s.; si contrappone a gentile. b. Ricoperto di selve, di piante selvatiche: un luogo s.; per estens., incolto; anche sost., un s., un terreno ricoperto da piante selvatiche, non coltivato: è nel mezzo di questo giardino un salvatico d’altissimi e folti cipressi (Vasari); talora, invece, solitario, abbandonato, deserto: s’avenne in un luogo molto salvatico della città: dove veduta una gran grotta, in quella per istarvi quella notte si mise (Boccaccio). 2. a. Di animale, che vive in libertà (contrapp. a domestico): il cervo è un animale s. (o che vive allo stato selvatico). Riferito direttamente al nome d’un animale, serve a distinguere la forma non addomesticata da quella domestica della stessa specie: coniglio s., gatto s., capra s.; asino s., l’onagro; porco s., il cinghiale. Per estens., nel linguaggio medico, di malattia trasmessa all’uomo da animali selvatici (per es., rabbia selvatica). b. Come s. m., l’odore e il sapore forte e penetrante caratteristico degli animali selvatici e della loro carne: il cinghiale non mi piace, sa troppo di s.; per far perdere il s. alla lepre bisogna lasciarla macerare in acqua e aceto. 3. estens. e fig. Di animali domestici, poco docile e mansueto: i gatti siamesi sono estrosi e s., non bisogna molestarli. Di persona, poco socievole, scontroso: una ragazzetta ancora un po’ s.; è un uomo burbero e s., ma non cattivo; non essere così s.!; Dizionario dell’omo salvatico, titolo di un’opera polemica di G. Papini e D. Giuliotti, di cui fu pubblicato soltanto il I tomo (A-B, 1923); poco com. l’uso sostantivato: è un s., che non sa vivere con gli altri. Con sign. più vicino a ritroso (spec. di donna nei riguardi dell’uomo che l’ama): tanto cruda e dura e salvatica gli si mostrava la giovinetta amata (Boccaccio); in altri casi, rozzo, rustico, zotico: Non altrimenti stupido si turba Lo montanaro, e rimirando ammuta, Quando rozzo e salvatico s’inurba (Dante); Pigliate uomin ch’abbin senno ... E non sien punto salvatichi (Poliziano). Raramente riferito a cosa, col senso di rozzo, barbaro o sim.: nome che in toscano viene a dire il forno delle grucce, e in milanese è composto di parole così eteroclite, così bisbetiche, così salvatiche, che l’alfabeto della lingua non ha i segni per indicarne il suono (Manzoni). ◆ Dim. (vezz. o scherz.) selvatichétto (o salvatichétto), di persona scontrosa, poco socievole: è un ragazzo un po’ selvatichetto; parendole il suo onore avere ormai perduto, per la guardia del quale ella gli era alquanto nel passato stata salvatichetta (Boccaccio). ◆ Avv. selvaticaménte (o salvaticaménte), in modo selvatico, da persona selvatica, scontrosa: è un tipo che vive selvaticamente appartato; raro in senso proprio: piante che crescono selvaticamente.