sempre
sèmpre avv. [lat. sĕmper]. – 1. Con continuità ininterrotta, senza termine di tempo (cioè senza fine, e talora senza principio); estens., per un tempo lunghissimo, nel passato o nel futuro: Dio è s. stato e s. sarà (qui sempre coincide con eternamente); ora e s.; è s. stato così; la bellezza sarà s. ammirata. Sottintendendo un limite di tempo (come punto di partenza o d’arrivo), che può essere, per es., la vita di chi parla o scrive o un periodo di essa: Sempre caro mi fu quest’ermo colle, E questa siepe (Leopardi); ho s. cercato di fare il mio dovere; sai che ti ho s. voluto bene; ne avrò s. rimorso; andasse s. così!; s. tuo, s. vostro, nella chiusa delle lettere; rafforzato, fam., sempre e poi sempre. Limitando la durata al solo futuro, o comunque a una progressione in ordine di tempo, s. più (ant. o rara la grafia unita semprepiù e l’erronea sempreppiù) e s. meno, per indicare la continua e graduale crescita o diminuzione di qualche cosa: mi piace s. più; ci vado s. meno (letter., poco com., in posizione inversa: E qui più sempre l’ira e l’odio interno Inacerbisce, T. Tasso); analogam., con altri comparativi: spero di fare sempre meglio; le cose vanno s. peggio; con s. maggiore impegno; il cielo si fa s. più scuro, ecc. Anche col più sottinteso, quando il verbo stesso contenga l’idea dell’aumento o della diminuzione (come crescere, aumentare, calare, diminuire, ecc.): La bestia ad ogne passo va più ratto, Crescendo sempre, fin ch’ella il percuote (Dante). Preceduto da preposizione: da s., fin dall’origine, da un tempo infinitamente lontano, da lunghissimo tempo (con riferimento al passato, ma di cosa che si protrae anche nel futuro): è stato così da s., non è mai stato diversamente; con funzione quasi aggettivale la locuz. di s., di tutti i tempi, di ogni occasione: è la storia di s.; io sono quello di s. e non sono cambiato. Più frequente la locuz. per s., di cosa attuale che si continua, che dura (o che si spera, si teme, si finge di sperare o temere che duri) nel futuro, senza fine o per un tempo lunghissimo: addio per s.; è perduto per s.; l’amerò per s. (in promesse d’amore, spec. come scritta o dedica, anche in forma ellittica: per sempre!, o in espressioni enfatiche quali tuo, tua per sempre); te lo dico una volta per s., una volta sola, ma che basti per tutte, così che non ci sia più bisogno di ripeterlo. L’avverbio che è in diretta contrapposizione a sempre è mai (ho s. sperato equivale a non ho mai disperato); talora collocati vicino per un’antitesi più o meno intenzionale: E sempre corsi, e mai non giunsi al fine (Carducci); ma nell’uso letter. mai è anche anteposto o posposto a sempre, e, se posposto, anche in grafia unita, sempremai, con semplice funzione rafforzativa: in qual modo mi sia, Sempre mai penso a te, gentil signore (Poliziano); sempremai io n’ho pregato Domenedio che mi dia grazia (Speroni). 2. a. Con valore temporalmente più limitato, indica spesso soltanto la continuità, la persistenza, l’immutabilità di un fatto o di una situazione, anche entro ristretti termini di tempo: è una ragazza allegra e canta s.; tuo padre è s. di malumore; e con tono più o meno enfatico: sei s. il solito bugiardo; s. fortunato lui! In forma negativa, non s., soltanto qualche volta: non s. il gioco riesce; sono fortune che non sempre si sanno cogliere. b. Altre volte indica più espressamente la frequenza, spec. di fatti che si ripetono in modo da dar l’impressione d’una continuità quasi ininterrotta: hai s. da protestare!; è s. qui a darmi noia; ma se glielo dico s., io!; s. guai!, s. scenate!, s. rimproveri!, ecc. O di fatti e situazioni che, per essere soliti, si considerano come normali e ordinarî: è un posto dove tira s. vento; questo treno arriva s. in ritardo; li vedo s. insieme. c. Di fatti non frequenti, ma che ogni volta che avvengono si mostrano allo stesso modo: mi càpita davanti s. con la stessa faccia; ho tentato di vederlo due o tre volte nei mesi scorsi, ma mi hanno sempre risposto che non era in casa. d. Con sign. simile a ancora, per dire che una cosa continua nello stesso modo, che non è cessata, che non è cambiata da com’era: è s. malata la nonna?; hai s. lo stesso impiego?; non mi saluta, è s. in collera con me. 3. a. Con funzione restrittiva, per confermare una regola o per fare una riserva (equivale più o meno a «tenendo però fermo che ...; alla condizione, naturalmente, che ...; col solito patto», e sim.): vorrei andarci, s. però col tuo permesso; può già camminare, ma s. col bastone; per ora diciamo di sì, salvo s. a tornarci sopra più tardi. b. Con valore concessivo (equivalente a «tuttavia, ciò nonostante»): tardi, ma s. in tempo; è un buono a nulla, è vero, ma è pur s. mio figlio; ne ha passate di ogni colore, ma è s. in gamba. 4. Come cong., sempre che (non com. sempreché), col verbo all’indicativo, letter., ogni volta che: s. che lo vedo, mi ricordo di quel buffo episodio ...; potrai riaverlo, s. che tu lo vorrai; Così facìeno i padri di coloro Che, s. che la vostra chiesa vaca, Si fanno grassi stando a consistoro (Dante). Ant., finché: io ti farò conciare in maniera che tu con tuo danno ti ricorderai, s. che tu ci viverai, del nome mio (Boccaccio). Con valore ipotetico, col verbo al congiuntivo, purché: verremo, s. che non sopraggiunga qualche ostacolo; ti prometto di non farlo, s. che ne abbia la possibilità; ammesso che: è un fatto grave, s. che la notizia sia vera; se (nel senso di «quando avvenisse che»): il quale [universo], sempre che cessasse o l’una o l’altra di loro [produzione e distruzione], verrebbe parimente in dissoluzione (Leopardi).