sentimento
sentiménto s. m. [der. di sentire]. – 1. a. La facoltà e l’atto del sentire, di avvertire impressioni esterne o interne; affine quindi a senso nel suo sign. più generale; anticam. si usò anche come sinon. di senso nel sign. più proprio e com. di questo termine, e si disse, per es., i cinque sentimenti, per indicare i sensi della vista, dell’udito, ecc. b. Più spesso, la coscienza, la consapevolezza dei proprî atti: non è più in sentimento, di malato grave; perdere i s., svenire o perdere la conoscenza entrando in agonia (al contr., tornare in sentimenti); vento, Che balenò una luce vermiglia La qual mi vinse ciascun sentimento; E caddi come l’uom cui sonno piglia (Dante); la fante..., senza sentimento vedendolo, quel disse che la donna dicea, cioè veramente lui esser morto (Boccaccio). Sempre come coscienza, come controllo, dominio di sé, piena consapevolezza dei proprî atti, in frasi come uscire di sentimento o di sentimenti, esser fuori del s. o dei s., perdere il senno, impazzire, essere accecato dal furore o da altra passione: Fu allora per uscir del sentimento, Sì tutto in preda del dolor si lassa (Ariosto); trarre, levare di sentimento, togliere, anche temporaneamente, la facoltà o almeno la pienezza dell’intendere e del volere: il grande dolore l’aveva levato di sentimento; iperb., mi levate di s. con le vostre grida, mi stordite. Quindi, con pienezza di sentimenti, con tutti i s., nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali: il testamento fu steso dal malato con pienezza di sentimenti; estens., pop., cosa fatta con tutti i s., per bene, come si deve, in modo ineccepibile. c. Con lo stesso sign. generale, ma determinato da complemento: avere sentimento di sé, consapevolezza della propria esistenza spirituale e corporea (estens., perdere, riacquistare il s. di sé, la coscienza della propria responsabilità o dignità); la pura vita, cioè a dire il semplice s. dell’esser proprio (Leopardi); e con altri complementi: avere il s. della propria forza, della propria debolezza (detto non solo di una persona, ma anche, per es., di una nazione, di un popolo); a volte alla nozione della consapevolezza si accompagna quella dello stato d’animo che ne consegue (soprattutto se di sofferenza): la qual cosa importa maggior sentimento dell’infelicità propria (Leopardi); ai mali s’aggiunge il s. de’ mali (Manzoni). 2. Con compl. di specificazione oggettiva, o in qualche caso con aggettivo: a. Coscienza (e riconoscimento) dell’esistenza di qualche cosa in sé, nella sua natura, nei suoi attributi: il s. di Dio è presente in tutti gli uomini; il s. della patria. b. Il fatto, e il modo, di sentire qualche cosa, di riconoscere, accettare e apprezzare determinati valori: il s. della fede, della vita sociale. Quindi, avere sentimento di qualche cosa, sentirne vivamente dentro di sé la realtà, l’importanza, la necessità, la grandezza: avere il s. della dignità umana; avere un alto s. del dovere; e analogam.: agire per il s. dell’onore; devo farlo per un s. di giustizia; smarrire, perdere il s. del pudore, ecc. c. Facoltà e capacità di sentire, in quanto presuppone una valutazione, un discernimento (nella sfera etica o estetica): il s. del bene e del male; avere, non avere, esser privo di s. morale; il s. del bello; avere un s. estetico molto sviluppato (in questo e nel precedente sign., l’uso com. preferisce, quasi sempre, senso). d. Più vicino al sign. di concetto, stima, opinione: avere un alto, avere un grande s. di sé; per un giusto s. di noi medesimi, dobbiamo supporre che quest’opera non possa esser letta se non da ignoranti (Manzoni). e. Nella filosofia rosminiana, s. fondamentale, coscienza uniforme e costante che l’io ha di sé e del suo sussistere corporeo, di cui le singole sensazioni sono modificazioni, testimonianze del mondo oggettivo. 3. a. Ogni forma di affetto, di impulso dell’animo, di movimento psichico, di emozione, sia che rimangano chiusi entro l’animo della persona stessa, sia che si rivolgano e proiettino verso gli altri, verso il mondo esterno. Anche in questa accezione, è sempre determinato da complemento di specificazione o da aggettivo: si sentì invaso da un s. di gioia ineffabile; un s. nuovo si faceva strada nell’animo suo; s. paterno, materno, o di padre, di madre; volle ferirlo nel suo s. patriottico o di patriota; s. religioso (tutelato formalmente dal diritto penale italiano attraverso varie ipotesi di reato dirette a prevenire atti di offesa al culto o di vilipendio a religioni); s. d’orgoglio, di superbia, d’umiltà, di avvilimento; erano legati da un s. (o da sentimenti) di vera e profonda amicizia; s. d’amore, di simpatia, di gratitudine; s. d’odio, d’invidia, d’antipatia, d’avversione; alimentare sentimenti di vendetta; vivere, provare, nutrire un s. di ...; ispirare un s. di ...; e indicando genericam. la disposizione d’animo nei riguardi di altri: devi credere alla sincerità dei miei s. (sottint. verso di te); i suoi s. verso di me non sono i più favorevoli. Talora anche di sensazioni tra fisiche e psichiche provocate da cause morali o organiche: provare un s. di schifo, di ribrezzo, di nausea, di disgusto, ecc. (cfr. il più com. senso). b. Nella stessa accezione, ma con valore più ampio: s. naturali; s. innati, inveterati nell’uomo; un bruto incapace di s. umani; farsi interprete dei s. del popolo, del s. di tutti; nascondere, esprimere, manifestare, esagerare i proprî s.; lotta, tumulto di s. opposti; agire, far leva sui s. di qualcuno; offendere nei s. intimi, nei s. più delicati; il cuore è comunemente inteso come la sede dei sentimenti. c. Al plur., modo di pensare e di sentire, considerato come parte del carattere di una persona, come complesso delle inclinazioni al bene o al male, come guida del comportamento morale: un giovane di s. retti, sani, o di buoni, ottimi, onesti s.; una signora di s. squisiti; una persona di s. generosi; dare prova di s. nobili; gente di s. cattivi, volgari, ignobili, vili, ecc. Nell’uso ant. anche al sing. (e con valore affine a indole, natura): alcuni erano di più crudel sentimento (Boccaccio); al plur. o al sing. (senza determinazione), modo di pensare, cioè opinione, in generale o riguardo a determinate cose: ho piacere che ognuno dica il suo s. (Goldoni); sono anch’io di questo s., del tuo s., dei tuoi stessi s.; io resto sempre del medesimo s.; seguire, andare contro il s. pubblico, il modo di sentire e di pensare dei più. 4. Sempre al sing. e con uso assol.: a. La sfera dei sentimenti, l’affettività (spesso in contrapp. all’attività intellettuale, alla ragione): avere, non avere sentimento, essere di ricca o scarsa affettività; il s. e la fantasia; spesso bisogna dare ascolto alla ragione piuttosto che al sentimento. Talora indica più specificamente le inclinazioni altruistiche, le tendenze affettive, in contrapp. all’egoismo, al calcolo e sim.: farsi guidare dal s. più che dall’interesse; negli affari il s. non deve esistere; parlare, rivolgersi al s. di qualcuno, cercare di commuoverlo, di agire sulla parte più sensibile del suo animo; toccare la corda del s., portare il discorso su un tono capace di suscitare la tenerezza, la pietà, la commozione. b. Sensibilità, sensitività, capacità di sentire con l’animo, finezza di sentire: l’educazione del s.; un ragazzo ricco di sentimento. In partic., quella particolare tonalità affettiva che informa di sé la creazione o l’esecuzione di un’opera d’arte, o qualsiasi anche più semplice forma di espressione, e che rivela la sensibilità, la ricchezza interiore del soggetto: novella, poesia, composizione musicale, lettera piena di sentimento; leggere, scrivere, comporre, cantare, suonare con sentimento; recita senza sentimento e senz’anima; versi difettosi nella forma ma ricchi di sentimento. c. non com. Capacità di discernere, quindi senno, giudizio: ha abbastanza sentimento per la sua età; una ragazza con poco s., senza sentimento, con poco giudizio, senza giudizio; fam., uscire, essere fuori di s., montare su tutte le furie, arrabbiarsi; al plur., fare qualcosa con tutti i s., con gran cura e attenzione. d. ant. Esperienza, perizia, sapienza: fu di tanto s. nelle leggi, che da molti valenti uomini uno armario di ragione civile [= un’arca di diritto civile] fu reputato (Boccaccio). 5. ant. Senso, concetto, significato delle parole d’un discorso, d’uno scritto (e talora anche la comprensione, l’intendimento di quel significato): il s. della legge, quello che più comunem. si dice lo spirito della legge, contrapposto alla lettera; ha una condizione la Scrittura, che ella ha di molti s. (s. Bernardino). ◆ Dim. e spreg. sentimentùccio.