sera
séra s. f. [lat. tardo sēra, ellissi del lat. class. sera dies «giorno tardo» (dall’agg. serus «tardo»)]. – 1. a. Parte del giorno (inteso come periodo di 24 ore), di durata di circa mezz’ora (alle nostre latitudini) dal tramonto del Sole al venir meno delle ultime luminosità del cielo, coincidente con il crepuscolo astronomico serale, durante il quale il Sole si porta 12° sotto l’orizzonte (talora, però, si comprendono nella sera anche le prime ore della notte): scende, viene la s., si fa s., tramonta il sole, ha principio la sera; siamo partiti che era quasi s.; fare s., arrivare fino a sera, al termine della giornata: a forza di discutere abbiamo fatto s. senza concluder nulla. In altri casi, il termine ha limiti più ampî: così nella formula di saluto buona s. (v. buonasera), che si usa fin dal pomeriggio (e nel contado toscano fin dalla mattina tardi); così nel conto delle ore (si può già dire le quattro di s. [ant. da s.], oltre che del pomeriggio, e a maggior ragione per le ore successive); così nella denominazione generica dei giornali della s., che escono da mezzogiorno in poi (inoltre il termine è frequente in testate di giornali, con o senza allusione all’ora d’uscita: Corriere della sera, Paese sera, ecc.); così, infine, nelle contrapposizioni a mattina, in espressioni che indicano complessivamente tutta la giornata (ci ho lavorato venti giorni, mattina e s.; verrete di mattina o di sera?). Con funzione di locuz. avv.: verso s., sul far della s., quando scende la sera, quando comincia a imbrunire; a s., di s., letter. da s. (anche la s. come compl. di tempo), quando si fa sera, quando è sera: rosso di s., bel tempo si spera (prov.); ciascuna Ci riguardava come suol da sera Guardare uno altro sotto nuova luna (Dante); Nel giorno, che lampi, che scoppi! Che pace, la s.! (Pascoli). Con uso estens., da mattina a s. o dalla mattina alla s. (e rafforzato dalla mattina alla s. e dalla s. alla mattina), di continuo, ininterrottamente, senza posa: mi assilla dalla mattina alla s.; non fa che ripetere dalla mattina alla s. le stesse cose. Questa s., domani s., ieri s., giovedì s., la sera di oggi, di domani, di ieri, di giovedì; com. anche in locuz. avv. che indicano un momento imprecisato del tempo passato o futuro: una s.; una di queste s., prossimamente, quanto prima, di sera. b. Con più diretta allusione all’oscurità della sera: di s. (anche al buio) tutti i gatti sono bigi (prov.); La s. desïare, odiar l’aurora Soglion questi tranquilli e lieti amanti (Petrarca); quindi, per estens., notte: Non cessa cavalcar sera e dimane (Ariosto). c. Con sign. estens. e insieme più determinato, lo spazio di tempo compreso tra la cena e la mezzanotte circa (opposto a pomeriggio): che fate questa s.? Venite a prendere il caffé da noi?; meglio vederci di s., così c’è anche mio fratello; io, la s., non esco quasi mai. Quindi, abito da s., abito da società che si indossa per cene o per spettacoli, ricevimenti, feste molto eleganti e di tono, o ufficiali, che si svolgono dopo cena. 2. fig., poet. La vecchiaia, il tramonto della vita: I’ so’ colei che ti die’ tanta guerra, E compie’ mia giornata inanzi sera (Petrarca), ancora giovane, prima di raggiungere la vecchiezza; o più genericam. fine, termine (sempre con allusione al corso della vita): Tu, solingo augellin, venuto a sera Del viver che daranno a te le stelle, ... (Leopardi); anche con valore più ampio: nella s. dell’umane cose (Leopardi). Ultima s., la fine della vita, la morte: Questi non vide mai l’ultima s. (Dante), non è mai morto, intendendo però allegoricamente la morte spirituale.