sereno
seréno agg. e s. m. [dal lat. serenus, propr. «asciutto, secco», quindi «sgombro di nuvole, limpido», detto del cielo]. – 1. agg. Senza nuvole; limpido, terso, riferito propriam. al cielo e, per estens., al tempo atmosferico: cielo s.; giornata, notte s.; frequente nella locuz. avv. a ciel s., a cielo scoperto, all’aria aperta: dormire al ciel s.; e fig., un fulmine a ciel s., una notizia, un avvenimento inaspettato e per lo più spiacevole: il fallimento di una ditta così ben avviata è stato per tutti un fulmine a ciel sereno. 2. agg., fig. In generale, l’opposto di turbato, ma con accezioni partic. secondo l’oggetto cui viene attribuito: a. Tranquillo, non agitato da timori, da gravi pensieri e preoccupazioni, non sconvolto da passioni: animo s.; coscienza, mente s.; più genericam., una letizia, una gioia s., pura, senza turbamento. b. Che esprime, che denota una tranquillità interiore: viso, sguardo s.; avere un aspetto s.; una bellezza s.; conservare un atteggiamento s. anche di fronte alla morte. c. Libero da gravi preoccupazioni, da dolori, mali e fastidî; tranquillo e lieto: una vita s.; avere un’esistenza s.; abbiamo passato una vacanza s.; ricordiamo le s. giornate trascorse insieme a voi. d. Non offuscato da passioni, non influenzato da preconcetti; obiettivo, imparziale: un giudizio s.; una valutazione s. dei fatti. 3. s. m. a. Cielo sereno, tempo sereno: guarda che bel s., stasera; talora, il cielo in genere: Torna azzurro il s., e tornan l’ombre Giù da’ colli e da’ tetti (Leopardi). Nel linguaggio poet., spec. ant., anche al plurale: Quale per li seren tranquilli e puri Discorre ad ora ad or sùbito foco (Dante); come ne’ lucidi s. sono le stelle ornamento del cielo (Boccaccio); e in senso tra proprio e fig.: col pensiero Quasi a’ sereni dell’Olimpo alzossi (Foscolo), al limpido cielo, o meglio alle sedi serene, dell’Olimpo. b. Per estens., l’aria aperta, soprattutto nella locuz. al sereno (sempre con riferimento alla notte; cfr. sotto le stelle): dormire, passare la notte al s. (ant., con questo stesso sign., alla serena, come locuz. avv.: era diventato di pratica di banchettare alla serena per tutta la città, Rovani); anche, il freddo pungente della notte (più sensibile quando il cielo è limpido): lo scolare andando per la corte, sé esercitava per riscaldarsi, né aveva dove porsi a sedere né dove fuggire il s. (Boccaccio); sarebbe stato poco efficace aiuto contro il rigore del s. (Manzoni). c. poet. Chiarità, limpidezza del cielo e dell’aria: Quindici stelle che ... Lo cielo avvivan di tanto sereno Che soperchia de l’aere ogne compage (Dante). Fig., luminosità, serenità, spec. dello sguardo: Dal bel seren de le tranquille ciglia Sfavillavan sì le mie due stelle fide (Petrarca). 4. Pietra s., varietà di macigno di colore grigio azzurrognolo (di qui il nome), molto comune nell’Appennino centrale e largamente usata come pietra da taglio, per interni (stipiti di porte, caminetti, mostre, elementi decorativi, ecc.) e, malgrado col tempo si sfaldi, anche per esterni. ◆ Superl. serenìssimo (v.). ◆ Avv. serenaménte, con serenità interiore: guardare serenamente all’avvenire; l’imputato attendeva serenamente il verdetto; tranquillamente, senza pensieri e preoccupazioni gravi: vivere serenamente; con obiettività, imparzialità: giudicare, valutare serenamente.