serpente
serpènte s. m. [lat. serpens -entis, propr. part. pres. di serpĕre «strisciare»]. – 1. a. Nome comune di tutte le specie di rettili squamati appartenenti al sottordine ofidî, tutti caratterizzati dall’assenza degli arti posteriori e anteriori (permangono solo elementi scheletrici vestigiali), e dal corpo allungato e cilindrico, di dimensioni molto variabili, con colonna vertebrale costituita da numerosissime vertebre proceli (fino a 500); si spostano grazie a contrazioni della muscolatura assiale; la bocca può aprirsi tanto da inghiottire prede anche molto grandi, grazie alla particolare articolazione della mandibola, ed è provvista di denti conici e acuminati, a volte collegati a ghiandole del veleno, con lingua bifida protrudibile anche quando la bocca è chiusa, utilizzata come organo olfattivo e tattile; la laringe è priva di corde vocali, ed è presente un solo polmone funzionale, molto allungato, che si dilata in un sacco aereo utilizzato come riserva d’aria quando l’animale deve inghiottire la preda; gli occhi sono mobili, con palpebre saldate e trasparenti, che vengono eliminate con la muta periodica. Sono ovipari o ovovivipari, a fecondazione interna e i maschi sono provvisti di due organi copulatori. Sono tutti predatori diffusi soprattutto nelle regioni tropicali e subtropicali; nelle zone temperate e fredde cadono in letargo durante i mesi invernali. Tra le specie più note: s. arlecchino, nome di alcuni serpenti corallo dell’America Settentr., Centr. e Merid., dalla pelle vivacemente colorata, con anelli neri e rossi, separati da tratti di colore giallo vivo; s. boa, v. boa2; s. bruno, diffuso nell’Australia orient. (Demansia texilis), di colore bruno giallastro chiaro superiormente, biancastro invece, con macchie brune e nere, nelle parti inferiori, velenoso; s. corallo, nome di varî ofidî della famiglia elapidi, dal veleno potentissimo, di modeste dimensioni, caratterizzati dalla brevità della coda e dalla pelle vivacemente colorata; s. di mare o marini, della famiglia idrofidi, con una cinquantina di specie quasi tutte marine (una sola nei laghi delle Filippine), diffusi esclusivamente nelle acque tropicali dell’Oceano Indiano e Pacifico, di dimensioni per lo più inferiori a un metro, dal veleno molto attivo, ma che mordono difficilmente e solo se molestati (col nome di serpenti di mare si indicano anche, nel linguaggio com., alcuni pesci dal corpo serpentiforme della famiglia ofictidi); s. nero d’Australia (lat. scient. Pseudechis porphyriacus), della famiglia elapidi, lungo circa 150 cm, con pelle di colore nero-azzurro sul dorso, rosso scarlatto con macchie nere sul ventre, che frequenta abitualmente i luoghi acquitrinosi, scende facilmente in acqua nei fiumi, nei laghi, negli stagni, ed è temibile soprattutto al crepuscolo e di notte per il morso assai pericoloso; s. dagli occhiali (lat. scient. Naja naja), della famiglia elapidi, detto anche cobra dagli occhiali o dal cappello, frequentissimo in India, nell’isola di Ceylon, a Myanmar, nell’arcipelago della Sonda e nelle Filippine, venerato dagli Indù, caratteristico per una speciale macchia in forma di occhiale al di sopra del collo, che usa dilatare come un largo disco o cappuccio, e il cui morso è mortale nel 70% dei casi; s. a sonagli, nome di diverse specie di ofidî del genere Crotalus della famiglia viperidi, diffusi in America, molto pericolosi per il veleno estremamente tossico, così chiamati perché posseggono all’estremità della coda una serie (da 10 a 12 elementi) di anelli cornei articolati l’uno con l’altro che, muovendosi l’animale, producono un suono caratteristico e inconfondibile; s. pilota, della famiglia colubridi (Elaphe obsoleta), diffuso, con varie sottospecie di diversa colorazione, nelle regioni rocciose dell’America centro-orient., del Canada sud-orient., e del Messico settentr., di abitudini prevalentemente arboricole (il nome deriva dall’errata credenza che un individuo guidi gli altri alle tane dove si riuniscono in gruppo per ibernare); s. tigre (lat. scient. Notechis scutatus), della famiglia elapidi, diffuso nelle zone aride dell’Australia e della Tasmania, lungo circa 180 cm, di colore rossiccio chiaro con strisce nere trasversali, temibilissimo per la sua aggressività e per il veleno estremamente attivo. b. Per la locuz. fossa dei s., in senso proprio e fig., v. fossa1, n. 1 b. c. Pelle conciata dell’animale omonimo, usata per fabbricare varî oggetti d’abbigliamento: una borsetta, una cintura, un paio di scarpe di s. (essendo il serpente un animale protetto, in commercio si trovano generalmente prodotti lavorati a effetto serpente, o, con espressione di sign. più ampio, a effetto rettile, spesso usati in funzione aggettivale: rivestimento in plastica nera effetto serpente; borsa di pelle stampata effetto rettile). 2. Figura presente nella simbologia di molte tradizioni religiose con differenti connotazioni, tra le quali prevalgono quelle di simbolo della divinità (è quindi animale sacro), di eternità, di generazione e fecondità e, anche, espressione del mondo sotterraneo; dall’esegesi cristiana del racconto del Genesi, 3, 1 e segg. (il serpente che apre un dialogo di tentazione con Eva) nasce l’identificazione (suggerita dal libro deuteronomico della Sapienza, 2, 24) del serpente con Satana (Atti, 12, 9; 20, 2), da cui il tema del serpente come simbolo e incarnazione del male; in usi fig., il vocabolo è usato come termine di paragone riferito a persone, per sottolinearne la malignità, la perfidia o la doppiezza: essere maligno, velenoso, pericoloso come un s.; non fidarti di quella ragazza, è un serpente! 3. a. Mostro leggendario di enormi dimensioni che alcuni navigatori, anche moderni, hanno creduto di vedere e di cui hanno fatto la descrizione. b. Dal precedente, in senso fig., s. di mare, notizia sensazionale priva di fondamento, spec. quelle diffuse dai giornali per richiamare l’attenzione del pubblico. 4. In funzione appositiva: a. Carta serpente (o carta seta), tipo di carta sottilissima usata in legatoria per proteggere la faccia di illustrazioni. b. Legno serpente, una delle denominazioni commerciali o locali di un legno fornito da due piante esotiche: la moracea sudamericana Piratinera guaianensis o Brosimum guaianensis, di cui si utilizza il durame per attrezzi sportivi e oggetti scolpiti o torniti, e la mimosacea dell’Amazzonia e delle Guiane (Marmaroxylon racemosum o Pithecolobium racemosum), il cui legno è utilizzato in carpenteria e soprattutto per arredamento e decorazioni. 5. In chimica, s. di Faraone, il prodotto della combustione del tiocianato mercurico (v. faraone, n. 3 b). 6. S. monetario (o s. valutario) europeo, espressione (anche assol. serpente) con cui è stato indicato il tentativo, posto in essere dai paesi della Comunità economica europea (CEE) con l’accordo di Bruxelles del 1972, di ridurre al 2,25% complessivo (1,125% sopra e sotto le singole parità) i margini di fluttuazione delle monete europee fra di loro, mantenendo contemporaneamente invariata la fascia di oscillazione (detta tunnel) nei confronti del dollaro statunitense, che con l’accordo di Washington del 1971 fra gli Stati Uniti d’America e gli altri paesi più industrializzati del mondo era stata fissata al 2,25% da entrambi i lati delle singole parità ufficiali: le monete della CEE si sarebbero così dovute muovere congiuntamente (entro il suddetto tunnel), con un andamento che, nei diagrammi usati per rappresentarlo, assumeva un aspetto sinuoso, da cui la partic. denominazione. Dal 1979 e prima dell’introduzione dell’euro, i rapporti tra le monete della Comunità europea (poi Unione Europea) sono stati regolati dal Sistema monetario europeo (SME). ◆ Dim. serpentèllo (v.); accr. serpentóne, anche con accezioni partic. (v. la voce); pegg. serpentàccio. TAV.