serrare
v. tr. [lat. *serrare, da serare «chiudere» (der. di sera «serratura, spranga di chiusura»), con doppia r per influsso di ferrum «ferro», oppure di serra «sega» per la forma seghettata di alcune specie di serratura] (io sèrro, ecc.). – Verbo di sign. generico, determinato soprattutto in quanto è l’opposto di aprire; è sinon. in molti casi di chiudere (ma ormai molto meno com.), di cui tuttavia non ha i sign. estens. di «terminare, mettere fine»; pur non essendo voce dial., è vivo nell’uso parlato della Toscana e di altre regioni settentrionali. 1. a. Chiudere stringendo; stringere con forza: s. i pugni, le labbra; s. un laccio; in espressioni fig.: sentirsi s. il cuore, sentirlo stringere come in una morsa, per dolore, emozione profonda; con altra immagine: i cor’, ch’endura e serra Marte superbo e fero [i cuori che Marte rende impenetrabili a sentimenti di umana pietà], Apri tu, padre, e ’ntenerisci e snoda (Petrarca); s. la gola, impedire di parlare, di respirare: il pianto le serrava la gola. Nel linguaggio marin.: s. le vele, raccoglierle, piegare e arrotolare le vele quadre lungo i pennoni stringendole per mezzo di cordicelle (matafioni); s. i terzaroli, lo stesso che prendere i terzaroli; s. il vento, stringere il vento (con la vela); s. le distanze, portarsi alla distanza normale di navigazione; nel linguaggio milit. e sport.: s. le file, diminuire la distanza che esiste fra i varî componenti di una fila (anche in usi estens., stringersi compatti gli uni agli altri); assol., come comando, serrate!; serrate a sinistra!; serrate a destra!; l’imperat. serrate è inoltre usato, nelle cronache sportive, come sost. nella locuz. il serrate finale, per indicare l’azione spesso disordinata che, sul finire della partita, una squadra conduce per raggiungere il pareggio (se è in svantaggio) o per conseguire la vittoria (se si trova in parità con la squadra avversaria). V. anche serra serra. b. Intensificare, accelerare: s. il ritmo dell’andatura; nel linguaggio marin., s. la voga, accelerare il ritmo delle palate. c. Premere, incalzare: s. il nemico. 2. a. Chiudere, sbarrare un’apertura o un passaggio, spec. per impedire che si entri in un luogo o se ne esca, assicurando la serratura o eventuali altri sistemi di chiusura: s. le porte della città; s. l’uscio di casa; s. la finestra; s. la stalla; s. bottega (anche fig., sospendere, cessare il lavoro o l’attività che vi si svolgeva); Con costui puose il mondo in tanta pace, Che fu serrato a Giano il suo delubro (Dante); s. una cassa, un baule; s. a chiave, a doppia mandata; s. col paletto, col lucchetto. Come intr., non com., combaciare perfettamente, assicurare una perfetta chiusura: la porta non serra più bene. b. Sbarrare, ostruire con qualsiasi impedimento, naturale o artificiale: s. tutti gli sbocchi; un’altura, un monte che serra la valle; di qui il toponimo Serravalle, diffuso in tutta l’Italia centro-settentrionale (Serravalle Scrivia, Serravalle Pistoiese, Serravalle di Bibbiena, ecc.). c. ant. Chiudere i conti di un’azienda. d. ant. Vietare il traffico in una data città, o anche la navigazione, ecc. e. ant. Rifiutare di vendere. 3. Rinchiudere, tenere chiuso impedendo di uscire, oppure escludere impedendo l’entrare: s. il gatto nel granaio; mi hanno serrato in casa o fuori di casa; la crudeltà che fuor mi serra Del bello ovile (Dante); chiudere circondando, racchiudere: Ivi, fra lor che ’l terzo cerchio serra, La rividi più bella e meno altera (Petrarca). Più raram., con riferimento a cose: la madre raccoglie e serra in un lenzuolo la biancheria che porta a lavare (Vittorini). ◆ Part. pass. serrato, anche come agg., con sign. particolari (v. serrato1).