sestina
s. f. [dim. di sesto1, sostantivato al femm.]. – 1. a. Forma particolare della canzone, come composizione poetica, formata nel suo schema tipico di sei stanze di sei endecasillabi ciascuna, con un congedo di tre endecasillabi; ogni stanza si collega alla precedente ripetendo, nel 1° verso, la parola-rima con cui quella termina, mentre i versi successivi riprendono anch’essi, con ordine variato, le medesime rime della prima stanza, per cui le parole in rima sono in totale soltanto sei; nel congedo è seguito lo stesso criterio, ma con qualche varietà nell’alternanza delle parole-rime. Nella poesia italiana la sestina fu dapprima adottata da Dante (Rime CI, «Al poco giorno e al gran cerchio d’ombra») sul precedente esempio di Arnaldo Daniello; è poi presente otto volte nel Canzoniere del Petrarca, e ciò spiega la sua frequenza nei poeti petrarchisti; andata in disuso nel Sei e Settecento, verrà ripresa da poeti moderni, tra i quali Carducci e D’Annunzio. Lo schema della sestina può essere duplicato, e talora anche triplicato e sestuplicato; un esempio di s. doppia è in Dante (Rime CII, «Amor, tu vedi ben che questa donna»), formata di cinque stanze di 12 endecasillabi (in cui le parole-rime che si ripetono sono soltanto cinque), seguite da un congedo di sei versi; di fattura diversa è la sestina doppia del Petrarca (Canzoniere CCCXXXII, «Mia benigna fortuna e ’l viver lieto»), formata di 12 stanze di sei endecasillabi e un congedo di tre, con lo stesso schema, nella disposizione delle parole-rime, che nella sestina semplice. b. Genericam., strofa di sei versi, che possono essere tutti uguali (endecasillabi, decasillabi, settenarî), oppure endecasillabi alternati a settenarî, ecc. In senso stretto, strofa formata di sei endecasillabi, dei quali i primi quattro a rime alternate e i due finali a rima baciata; se ne hanno numerosi esempî in G. Giusti (per es., la poesia «Lo stivale»), e in sestine tradusse il Leopardi la Batracomiomachia attribuita a Omero. 2. In musica, gruppo irregolare di sei note, della durata complessiva di quattro dello stesso valore; è contrassegnata dal numero 6 sovrascritto, ed è ripartita, come accentuazione, in tre sottogruppi binarî; quando è ripartita in due sottogruppi ternarî costituisce la cosiddetta «doppia terzina» (a ciascuna delle quali viene sovrascritto il numero 3). 3. Nel gioco della roulette, sequenza di sei numeri che occupa due righe orizzontali sul tableau; si fa la puntata ponendo le fiche in corrispondenza della linea orizzontale che separa le due terzine: se esce uno dei sei numeri della sestina si vince il valore della puntata moltiplicato per sei. 4. Formato di carta da scrittura, oggi non più in uso, di varie dimensioni (in cm): 20 × 22,5, 18 × 22, 46 × 56.