severo
sevèro agg. [dal lat. severus]. – 1. a. Che esercita la propria autorità o il proprio ufficio con rigore, senza indulgenza e senza debolezza: giudice, esaminatore, critico s.; padre, maestro s.; un dirigente s. ma comprensivo; essere, mostrarsi s. con qualcuno o verso qualcuno; è stato sempre s. verso gli altri e verso sé stesso; determinando: essere s. nei giudizî, nel giudicare, nel far rispettare la legge o gli ordini. Per estens., riferito agli atti improntati a tale tipo di atteggiamento: sguardo s.; una critica s.; un s. rimprovero; una sentenza, una punizione, una condanna troppo severa. Con partic. riferimento alla giustizia umana o divina: Oh potenza di Dio, quant’è severo, Che cotai colpi per vendetta croscia! (Dante). b. Di leggi, provvedimenti, prescrizioni, rigoroso, energico, che prevede gravi pene per i trasgressori: il ministero ha emanato s. disposizioni per impedire ogni forma di abuso; il governo prenderà s. misure per reprimere il commercio della droga; è fatto s. divieto di attraversare i binarî; sono stati impartiti ordini s. alle forze di polizia. 2. fig. a. Austero, grave; alieno da ogni superficialità o leggerezza; riferito a persona: ancor giovine, ma grave e s., di pensieri come d’aspetto (Manzoni); più spesso a cosa: s. costumi, s. principî morali; avere avuto un’educazione, una scuola s.; studî s., condotti con rigore; stile s., privo di ogni compiacimento estetizzante, di ogni concessione al facile e al piacevole. b. Con sign. più determinato, nella storia dell’arte greca, viene definito severo un linguaggio artistico che si sviluppa agli inizî del 5° sec. a. C., per poi trasformarsi in quello classico verso la metà del secolo, e che rappresenta, rispetto allo stile arcaico precedente, la conquista di una maggiore organicità di struttura e di un senso più naturalistico: la figura umana si articola con ritmo sciolto nello spazio, il mento diviene tondeggiante, gli occhi non sono più obliqui, la bocca ha il taglio orizzontale, dando al volto una espressione che si è detta appunto «severa» rispetto a quella, falsamente interpretata come sorridente, propria dell’arte del 6° sec. a. C. c. Nel linguaggio musicale, contrappunto s., quello nel quale sono applicate rigorosamente le norme (il che avviene spec. nella musica sacra e in quella di scuola). d. Che ha un aspetto solenne e maestoso: un paesaggio aspro e s.; la s. bellezza della montagna; anche riferito a persona, per lo più a donna: una bellezza s.; un volto dai lineamenti severi. e. poet. Oscuro, minaccioso: le severe Nubi su la cerulea alpe sedenti (Foscolo). 3. Ingente, sempre riferito a sost. astratti e indicanti cosa spiacevole e dannosa (quindi sinon. più ricercato di grave): il nemico ha subìto s. perdite; i titoli di stato hanno avuto negli ultimi giorni una s. decurtazione; anche in senso medico: subire una s. menomazione (in questa accezione è un calco semantico dell’ingl. severe). ◆ Avv. severaménte, in modo severo, con severità: giudicare, condannare, punire severamente; educare severamente i proprî figli; in modo grave e pesante: la squadra è stata severamente sconfitta.