sfarfallamento
sfarfallaménto s. m. [der. di sfarfallare]. – 1. a. In senso proprio, in zoologia, l’uscita dell’imagine (o insetto perfetto) dall’involucro ninfale; il termine è riferito, per estens., anche a insetti che non presentano involucro ninfale, come i plecotteri, gli efemerotteri, ecc. b. Nell’uso com., genericam., l’atto, il fatto di svolazzare; in senso fig., mutamento volubile di posto, di posizione, o di atteggiamenti, di sentimenti e sim. 2. a. Sorta di tremolio che si osserva talvolta nella luce emessa dalle lampade elettriche (per es. in quelle fluorescenti), dovuto a oscillazioni della tensione di alimentazione con una frequenza di poco inferiore a quella minima necessaria affinché la visione sia continua per l’occhio umano. Oscillazioni di questo tipo nella tensione si possono avere se il generatore elettrico è azionato da un motore alternativo, oppure, più comunem., se in vicinanza si hanno delle utenze (per es. forni ad arco) con assorbimento di potenza periodico. b. In ottica, effetto di visione intermittente, sgradevole, prodotto da una successione di immagini la cui frequenza sia inferiore a quella necessaria perché, in virtù della persistenza delle immagini retiniche, la visione appaia continua; per es., nei monitor, sensazione di discontinuità delle immagini conseguente sia alla bassa frequenza della loro successione sia a una diminuzione della luminanza media delle immagini. c. Nei motori a combustione interna, fenomeno per cui a velocità molto elevate si ha il distacco delle punterie dalle camme, con conseguenti sfasamenti nella distribuzione e diminuzione della potenza fornita dal motore.