sfondo
sfóndo s. m. [der. di sfondare]. – 1. Spazio incassato e riquadrato di volte, archi e pareti, dipinto o decorato; il dipinto stesso. 2. a. La parte di un dipinto o di un disegno, prospetticamente più lontana, su cui campeggiano le figure di primo piano: il grandioso s. della Vergine delle rocce di Leonardo; molti pittori rinascimentali, tra le figure di sfondo, usavano ritrarre sé stessi; per estens., la parte non di primo piano, il fondo, anche in tinta unita, di dipinti: gli s. d’oro delle madonne di Duccio; un bellissimo nudo su uno s. azzurro. b. Nella scena teatrale, il fondale, la decorazione della tela di fondo. c. estens. La parte più lontana del campo visivo rispetto a chi guarda: una veduta di Cortina sullo s. delle Dolomiti; una rappresentazione dell’«Aminta» sullo s. naturale del giardino di Boboli; di quando in quando apparivano a destra e a sinistra sfondi di vie lucenti (Fogazzaro). d. fig. La situazione storica, gli avvenimenti generali, l’ambiente in cui si svolge l’azione di un’opera narrativa, teatrale o cinematografica: i «Promessi Sposi» del Manzoni sono ambientati sullo s. storico della guerra dei Trent’anni; un film d’avanguardia che ha per s. la lotta contro la malavita e la corruzione; un romanzo, un dramma a s. sociale. 3. Sbocco, uscita, di strade (in frasi negative): questa via non ha sfondo; strada senza sfondo, lo stesso che strada senza uscita o a fondo cieco, da cui, cioè, non si sfonda in un’altra.