sgravare
v. tr. e intr. [der. di gravare, col pref. s- (nel sign. 1)]. – 1. tr. a. Liberare o alleggerire da un peso, da un aggravio; non com. in senso proprio: s. il mulo di una parte del carico; più com. in usi estens. e fig.: ha dovuto mettersi a lavorare per s. la famiglia del suo mantenimento; talora con la prep. da (per influenza del sinon. liberare): s. qualcuno da un obbligo; s. il cuore da una preoccupazione; s. la coscienza da un rimorso. In partic., con riferimento a oneri fiscali: s. il popolo dei tributi più onerosi; il Senato, dubitando della plebe ..., per assicurarsene la sgravò delle gabelle del sale e d’ogni gravezza (Machiavelli); con uso assol.: s. i contribuenti. b. Nel rifl., o nell’intr. pron. con si dativo e valore rifl., liberarsi, alleggerirsi: si è sgravato di tutte le responsabilità riversandole su di me; sgravarsi (o sgravarsi il cuore, il petto, la coscienza, l’animo) del peso di un segreto, di un’ansia, di un assillo, ecc. 2. intr. (aus. avere) Partorire: deve s. alla fine di marzo; non ha ancora sgravato; spesso con la particella pron.: si sgraverà tra poco; si è sgravata di un bel maschietto. Raro e letter. l’uso trans. (che rientra nel sign. n. 1 a): la sposa ... l’inclit’alvo al fine Sgravò di maschia desïata prole (Parini).