sgusciare2
sgusciare2 v. tr. e intr. [der. di guscio, col pref. s- (nel sign. 3 e, per l’accezione 3, nel sign. 5)] (io sgùscio, ecc.). – 1. tr. a. Levare dal guscio o dal baccello: s. i fagioli, le castagne, le mandorle, le noci; s. le uova sode. b. Aprire il guscio dei legumi per toglierne i semi: s. i baccelli; questi piselli non si sgusciano bene, non devono essere freschi. c. Per estens., come rifl. o intr. pron., sgusciarsi, tosc.: i serpenti a primavera si sgusciano, perdono la spoglia. 2. intr. (aus. essere) Uscire fuori dal guscio dell’uovo, con riferimento ai piccoli degli ovipari: i primi rondinini cominceranno forse a s. in questi giorni. In usi fig., con riferimento a persone o a cose: cominciavano le opinioni a s. dalle nicchie famigliari per aggirarsi nella cerchia più vasta dei negozi civili (I. Nievo); si distinguevano persone, o coppie, solitarie, che talvolta sgusciavano da una parte o dall’altra (Piovene). 3. tr. Incavare a guscio, e quindi fare uno sguscio, lavorare a sguscio: s. un basamento di pietra, uno zoccolo di legno. ◆ Part. pass. sgusciato, anche come agg., nel sign. 1 a: piselli, fagioli sgusciati.